LO SPETTACOLO
Il “Tuttorial” degli Oblivion spiegato dal loro regista
Giorgio Gallione governa la “macchina” del gruppo che sarà sul palco del Teatro Sociale Fo Rame di Luino
«Un caleidoscopio di provocazioni musicali in parodia». Così il regista Giorgio Gallione cerca di “raccontare” la sintesi di “Tuttorial”, lo spettacolo che porta gli Oblivion questa sera, sabato 25 ottobre, alle 21 ad aprire la nuova stagione del Teatro Sociale Dario Fo Franca Rame di Luino in una rinnovata organizzazione tra il Comune e Circuito Claps. La prima delle date che il travolgente e intelligente gruppo ha in programma sul territorio provinciale, dove con questo spettacolo sarà poi nelle serate del 12 novembre all’Auditorio di Cassano Magnago, del 20 febbraio al Teatro Intred di Varese e del 10 aprile alle Arti di Gallarate.
«Lo spettacolo – spiega il regista – è un gioco virtuosista e geniale, come sempre con gli Oblivion, che sono “genio e sregolatezza”. Un caos organizzato che qui gira intorno a quello strano oggetto che è il telefono: un gioco colto e parodistico che parte dalla diatriba tra Bell e Meucci su chi l’abbia inventato». Da qui un viaggio che porta come sottotitolo “Guida contromano alla contemporaneità”, in cui gli Oblivion, vale a dire Lorenzo Scuda, Francesca Folloni, Davide Calabrese, Graziana Borciani e Fabio Vagnarelli, vengono incantati dal richiamo suadente del Metaverso e si proiettano nel futuro, dove grandi nomi del passato diventano star di TikTok e celebrità del presente cantano nei luoghi più impensati. Il tutto sotto la regia, appunto, ancora una volta, di Giorgio Gallione, che il gruppo ha più volte definito «il sesto Oblivion». Ruolo che fa sorridere il regista. «Sono felice e mi diverto molto a lavorare con loro – ammette –, dal punto di vista sia artistico sia umano. Da loro impari sempre qualcosa. E in questo spettacolo, cavalcando una vertigine di parodie musicali, non solo gli Oblivion cantano e recitano, ma la novità è che anche suonano, sono la colonna sonora di loro stessi».
Con il virtuosismo dei loro arrangiamenti, effetti sonori avveniristici e quella innata voglia di distruggere gli schemi, passando da Galileo a Ungaretti, giocando anche su quel titolo che sa un po’ di tutorial che ci circondano ovunque e un po’ da quel “tutto” perché tocca tutti noi, su quel richiamo che vede spesso venduti, comprati o sponsorizzati. Un vero e proprio strumento di orientamento grazie al quale in poche e semplici note, i grandi interrogativi umani avranno risposte alla portata di tutti. Ma alla maniera degli Oblivion: permettendo al pubblico di stare, come conclude Gallione, «dentro una macchina leggibile e ingegnosa al tempo stesso».
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