LA CURIOSITA’
Il vecchio gettone è tornato di moda
Al mercato dei collezionisti la moneta può essere venduta a migliaia di euro
«Pronto? Ciao, sono io, come stai?» Una volta la telefonata iniziava così. No, l’altro non vedeva chi lo stesse chiamando: non c’era alcuno schermo su cui leggere il suo nome o il suo numero. Chi rispondeva aveva il telefono fisso in casa; chi chiamava altrettanto, oppure... Ed è dall’oppure che nasce l’operazione nostalgia. Oppure... Ci si infilava in una cabina telefonica, e dove non c’era nemmeno questa, in un locale pubblico, un bar, da cui si poteva chiamare. A condizione, questo è poco ma sicuro, di avere con sè uno strumento indispensabile per prendere la linea: il gettone. Realizzati in bronzo, in ottone o in alpacca - una lega composta da nichel, zinco e rame - aveva una scanalatura sul lato anteriore e due su quello posteriore.
Nacque, il signor Gettone, nel 1927, messo al mondo da mamma Stipel (Società telefonica interregionale piemontese e lombarda, che fu poi inglobata dalla Sip) in occasione della Fiera Campionaria di Milano. Poi andò e si moltiplicò per tutto il Bel Paese, aumentando di valore sulla scia dell’inflazione galoppante nel secondo dopoguerra: nel 1959 aveva un valore equivalente a 30 lire, nel 1964 a 45 lire, nel 1972 a 50 lire, nel 1980 a 100 lire. Infine, nel 1984, il valore del gettone telefonico si fermò a 200 lire e fu mantenuto tale fino alla sua ultima data di utilizzo, il 2001.
Scomparve, a 74 anni compiuti, assassinato non tanto dai suoi nipotini, i telefonini, quanto piuttosto dalle schede telefoniche prepagate che di fatto lo sostituirono prima di avere una vita molto breve.
Sepolto nei cassetti o in fondo ai porcellini pieni di monete, che fine ha fatto il gettone telefonico? I casi sono due. O, come detto, è sepolto e dimenticato, o è risorto a favore dei collezionisti, riprendendo dignità e valore di mercato a seconda di quando è stato realizzato e del suo stato di conservazione. Quest’ultimo lo si vede a occhio, per il primo c’è da guardare chi lo ha fabbricato e la data. Come leggerla? Sui gettoni più antichi è stampato l’anno, su quelli più moderni un numero a quattro cifre. Le prima due sono quelle dell’anno, le altre due quelle del mese. Legenda in mano, ecco quanto valgono in media ora i pezzi più diffusi: il 7809 (settembre 1978) 10 euro; il 7606 20 euro; il 7704 e il 7412 50 euro, il 7304 60 euro, il 7110 70 euro. Fin qui, i “regolari”. Poi ci sono pezzi unici per caratteristiche, difetti o storia, il cui prezzo lievita fino a svariate migliaia di euro. Controllate in tasca: magari con quell’ultimo gettone che vi è rimasto... potete comprare l’iPhone 17.
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