L’EMERGENZA
Incendio a Indemini, evacuate trenta persone
Chiuso il valico. Continuano le operazioni di spegnimento
La situazione dell’incendio scoppiato domenica notte in Svizzera, sul Monte Gambarogno ad un passo dalle vette della Veddasca, sotto il Comune di Maccagno, si fa sempre più seria mentre i coordinatori italiani dell’antincendio boschivo della Comunità Montana Valli del Verbano hanno fatto sapere a chi coordina le operazioni in Ticino che vi è piena disponibilità a farsi parte attiva per cooperazione area nel caso fosse richiesto. Nella notte la Confederazione ha lanciato il cosiddetto “Alert” invitando al popolazione a tenere chiuse le finestre. La polizia cantonale ticinese, dal canto suo, ha annunciato che il valico di Indemini (CH), quello che collega Maccagno al Ticino via montagna, e la strada cantonale (a partire da Fosano) sono stati chiusi alla circolazione. Dalle ore 23 di domenica è partita l’evacuazione a titolo precauzionale di 32 persone proprio ad Indemini. Precedentemente erano già state evacuate, sempre in ottica preventiva, 13 persone nelle frazioni ticinesi di Ri, Pezze e Boè. Per chi non ha potuto trovare una sistemazione da parenti o conoscenti, è stato aperto il centro della Protezione civile di Quartino. Le operazioni di spegnimento impegnano anche oggi, lunedì, il Corpo Pompieri del Gambarogno e i Pompieri della Città di Bellinzona. Il dispositivo domenica ha visto anche l’impiego di tre elicotteri e di un Superpuma dell’esercito. Le fiamme, favorite soprattutto dal forte vento e dal perdurare del tempo secco, si estendono attualmente su una superficie di circa sei ettari di bosco, lungo un’area di difficile accesso interessata da più focolai. Sono in corso contatti anche con le autorità italiane che proprio ieri sera si sono riunite a Cuveglio con il Coordinamento Antincendio boschivo della Comunità Montana Valli Del Verbano che già ieri mattina aveva incontrato in montagna i pompieri svizzeri impegnati a domare l’incendio.Successivamente si sono spostati sul versante italiano, dove l’alpe Cangili (Biegno nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca) offre un ottimo punto di avvistamento e presidio per il vasto fronte di fiamme che ieri sera distava circa un un chilometro dal confine, mentre le due aree sono separate da un profondo vallone. Lì alcuni villeggianti hanno lasciato le proprie baite a titolo precauzionale. Alle 21 di ieri, come detto, c’è stata una riunione con il Coordinamento Antincendio boschivo, con l’ente montano rappresentato dal responsabile del servizio (Aib), Fabio Bardelli ed assieme a lui Dario Bevilacqua, il cosiddetto Dos, “direttore delle operazioni di spegnimento” che è la figura che, in un incendio boschivo, dirige le operazioni di spegnimento avvalendosi delle forze a terra e dei mezzi aerei. Proprio quest’ultimo punto è stato oggetto di approfondimenti tra i due reparti, quello italiano e quello svizzero, per capire se esistono gli estremi per fare intervenire i grossi Canadair o altri mezzi come i famosi elicotteri S64, valutando magari il pescaggio di laghi artificiali in territorio italiano limitrofo ove questi mezzi possono rifornirsi di acqua. Il sindaco di Maccagno Fabio Passera, a tal proposito, ha annunciato domenica sera che Enel Produzione ha acconsentito, in caso di necessità, di attingere l’acqua anche con mezzi aerei dall’invaso del Lago D’Elio, il bacino artificiale posto in vetta sul versante italiano. Un assenso definito dal sindaco né banale né scontato per il colosso dell’energia.
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