L’INTERVISTA
Rap e buddismo, Massimo Pericolo svela il suo mondo
Il cantante di Brebbia si racconta ai microfoni di Est Radio

Il rap, la provincia e la continua evoluzione, un viaggio nel mondo di Alessandro Vane Vanetti aka Massimo Pericolo, che proprio in questi giorni ha dato alle stampe l'edizione deluxe del suo ultimo album Le cose cambiano, contenente quattro inediti tra cui Tony Montana in collaborazione con Achille Lauro, nonché il suo secondo libro, Monaco Guerriero (Rizzoli).
Il veicolo scelto dal fresco trentaduenne di Brebbia per svelare il suo stato d’animo e i suoi progetti ai fan è una maxi-intervista ai microfoni di Est Radio, realtà emergente del broadcasting che da qualche anno fotografa in modo puntuale gli umori e i gusti dei giovani della cosiddetta Generazione Z (nati a cavallo tra i due millenni) che gravita intorno a Milano, ma non solo. Intervista accompagnata da una sorta di pellegrinaggio nei luoghi di Vane, dal tempio buddista nel Vco che frequenta assiduamente al condominio e al Tuo bar di via Matteotti, a Brebbia, fino allo studio personale (teatro della chiacchierata) e alla palestra di Gavirate.
Al microfono di Carlo Sabatucci esce un ritratto per nulla banale di un ragazzo profondamente legato al Varesotto.
«Io vivo qui da sempre, mi sono spostato tanto, però la provincia è il posto dove torno sempre. Qui ci sono i miei nonni, i miei familiari, gli amici con i quali sono cresciuto. Nella mia vita privata è il posto più importante. Ma nello stesso tempo da più giovane l'ho sempre sofferto, cercavo quello che cercano tutti e che qui non c'è, in un processo inverso magari rispetto a chi nasce a Milano e giunto a una certa età si stanca dei ritmi della città e fugge in cerca di qualcosa di diverso, più tranquillo. Solo crescendo lo capisci, è un luogo tutt'altro che perfetto, però è il mio luogo. È anche come una sorta di clinica, una terapia, torno qui, lontano dai riflettori, dallo stress del lavoro e recupero. Però devo stare attento, perché diventa una specie di gabbia, devo dosare le due realtà, essere capace di staccare, ma ributtarmi poi dall'altra parte».
Un racconto a 360 gradi che va molto oltre la musica, affronta la storia personale con i suoi chiaroscuri, i dolori e il processo di crescita di un ragazzo che si mostra capace di andare in profondità. Come ha fatto, con un linguaggio diverso rispetto al formato canzone, nelle pagine di Monaco Guerriero, una sorta di autobiografia 2.0 (nel 2021 aveva già pubblicato Il signore del bosco) in cui Massimo Pericolo parla dei suoi ultimi tre anni, quelli vissuti dopo aver trovato il successo e soprattutto di un cammino di evoluzione, di ricerca di nuovi equilibri tramite la meditazione. Con uno sguardo finale al futuro: «Voglio migliorare di me tutto quello in cui posso intervenire. A partire dalla mia capacità di gestire lo stress. Questa è l’unica strada per il benessere, fisico e mentale».
© Riproduzione Riservata