SANITÀ
«Infermieri uzbeki? Fermiamo la fuga dei nostri in Svizzera»
Il sindacato Nursing Up critica la scelta di reclutare in Lombardia personale dall’estero e chiede misure a sostegno dei sanitari italiani

Regione Lombardia e Repubblica dell’Uzbekistan collaborano per la formazione e l’inserimento del personale infermieristico. Il progetto è stato approvato dalla giunta regionale, su proposta dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso, e prevede l’arrivo in Lombardia nei prossimi giorni dei primi dieci infermieri uzbeki, accolti dal project coordinator dell’Agenzia della Migrazione del Governo uzbeko.
Si tratta della fase iniziale di un programma di cooperazione sanitaria che prevede percorsi di formazione clinica e teorica nell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, con l’obiettivo di rafforzare gli scambi formativi e professionali tra i due Paesi, avviati lo scorso giugno con una visita in Uzbekistan del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e di dirigenti regionali della Direzione Welfare.
«Questo progetto - sottolinea l’assessore Bertolaso - è un modello di cooperazione internazionale che unisce formazione, competenze e solidarietà. L'obiettivo è creare scambi stabili con l’Uzbekistan per formare professionisti capaci di rispondere ai bisogni della nostra sanità e al tempo stesso valorizzare le esperienze di crescita nei Paesi partner».
Ma l’iniziativa riceve le prime critiche. «Prima i sudamericani, ora gli uzbeki. E domani? Chissà cosa ci aspetta. Ma la realtà non cambia: la Lombardia continua a perdere i suoi migliori infermieri» è la presa di posizione di Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato infermieri Nursing Up, in relazione appunto all’arrivo di 210 infermieri entro il 2026. «Si rincorrono soluzioni-tampone – prosegue De Palma – invece di affrontare il problema alla radice: servono condizioni di lavoro dignitose e stipendi competitivi per trattenere i professionisti italiani L’iniziativa, presentata, come prevedibile dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso, rientra nell’ennesimo progetto di cooperazione internazionale, con corsi di lingua italiana già previsti a Tashkent e Samarcanda per ulteriori 210 candidati».
«Ancora una volta – sottolinea De Palma – si punta su scorciatoie estemporanee che ignorano la drammatica realtà: in Lombardia mancano oltre 10.000 infermieri, e ogni anno circa 500 professionisti lasciano la regione per lavorare nella vicina Svizzera, vera isola felice per chi sceglie questa professione. Con tutto il rispetto per i colleghi asiatici, la sanità lombarda non può pensare di risolvere la crisi affidandosi a progetti utopistici di reclutamento all’estero».
De Palma, nella nota diffusa oggi, mercoledì 8 ottobre, ricorda che fu lo stesso Bertolaso a difendere con forza il suo “Progetto Magellano”, volto al reclutamento di infermieri sudamericani formati in corsi di poche settimane « come quello di appena un mese al Centro Gulliver di Varese». «Allora - aggiunge il presidente del Nursing Up - si diceva che i sudamericani fossero culturalmente vicini a noi, e quindi facilmente integrabili. Oggi assistiamo a un cambio di rotta inaspettato: si punta sugli uzbeki. Una linea contraddittoria, che appare come l’ennesimo tentativo di tamponare una situazione ormai fuori controllo».
«Pensare di colmare le falle del sistema con progetti spot è una pericolosa illusione. Non servono missioni all’estero in stile moderno Marco Polo, ma politiche concrete di valorizzazione del personale già presente sul territorio. A partire da un punto imprescindibile: l’estensione della libera professione agli infermieri e alle ostetriche. Se davvero si vuole affrontare l’emergenza – conclude De Palma – bisogna garantire condizioni di lavoro dignitose, stipendi adeguati e prospettive di crescita reale agli infermieri italiani. Solo così potremo fermare l’emorragia di professionisti e ridare ossigeno al nostro sistema sanitario. Le campagne di reclutamento all’estero rischiano di essere solo fumo negli occhi».
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