IL PERSONAGGIO
Innocente, un anno agli arresti
Barbiere accusato di spaccio, sei mesi in cella e sei ai domiciliari per il solo fatto di conoscere un pregiudicato. Assolto in appello: "Chiedo giustizia per il torto subito"
Ha trascorso sei mesi in carcere e altrettanti agli arresti domiciliari per traffico di droga: in realtà era innocente, come dimostra la sua assoluzione con formula piena. Adesso chiede giustizia per il torto subito ma anche che venga riabilitata la sua immagine agli occhi dell'opinione pubblica. E' un incubo che potrebbe capitare a chiunque quello da cui è uscito Lorenzo Castiglioni, 54 anni, il barbiere di piazza San Bernardo a Castegnate: è stata sufficiente una conoscenza sbagliata, per lui sempre disponibile con tutti, per interpretare male due intercettazioni telefoniche facendolo finire nel mucchio. E' così stato arrestato, insieme con due spacciatori del Varesotto, con l'accusa di avere smistato cocaina nell'ambito di un'indagine molto più ampia, che ai suoi vertici coinvolgeva il mondo della tv. Un mondo con cui non c'entrava affatto il barbiere di provincia, tutto casa e negozio. "L'ordinanza di custodia cautelare, il 28 giugno 2012, era stata emessa sulla base di due intercettazioni telefoniche di conversazioni di Castiglioni con un solo soggetto – spiega l'avvocato Milena Ruffini, che ha lavorato al caso col collega Francesco Angeli – conversazioni che non lasciavano intendere nulla, ma interpretate male perché fatte in un lasso di tempo in cui l'interlocutore di Castiglioni aveva avuto contatti con persone legate alla criminalità e coinvolte nell'inchiesta. La sola colpa del mio assistito era conoscere il pregiudicato perché lui e sua moglie, attraverso un'associazione di volontariato, talvolta gli avevano dato aiuto". Presentata l'istanza di revoca della misura cautelare, la vigilia di Natale del 2012 sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Tenuto il processo, il verdetto di primo grado è stata un colpo pesantissimo: sei anni e 20mila euro di multa. "La sentenza si prestava a essere contestata sotto diversi profili – precisa il legale – non esistevano atti di indagine riferiti direttamente al mio assistito, eccetto la perquisizione domiciliare che aveva dato esito negativo. La sua colpevolezza era basata solo sulla conoscenza del soggetto e sulle due telefonate".
Gli avvocati hanno quindi proposto appello, a seguito del quale il procuratore di Milano non ha potuto che prendere atto delle motivazioni chiedendo lui stesso l'assoluzione dell'imputato. La Corte d'Appello di Milano ha così riformato la sentenza di primo grado pronunciando l'assoluzione di Castiglioni con formula piena perché il fatto non sussiste.
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