L’ALLARME
L’invasione delle cavallette a nord di Varese
Insetti innocui per l’uomo ma devastanti per le coltivazioni

Il nome scientifico suona perfino gentile, ma quello popolare fa venire in mente le bibliche “piaghe d’Egitto.” E se piaga non è poco ci manca. La Miranella formosanda, cavalletta verde e nera nota come saltamartino, ha invaso tutta l’area del Campo dei Fiori, con punte massime nei territori a nord compresi fra Brinzio, Cabiaglio, Azzio, Orino, Cuvio, Bedero, Masciago. Insetti di piccole dimensioni, come si sa, innocui per l’uomo, ma capaci di distruggere intere piantagioni orticole. Non solo: il manto boschivo meridionale della Martica appare chiazzato di marrone, come fossimo già in autunno, segno che la cavalletta ha iniziato da settimane ad attaccare le foglie di faggi e castagni. Nei giardini è difficile rimanere a lungo perché se ne trovano a decine per metro quadro.
«La specie è presente da sempre nei nostri territori e si moltiplica in annate particolari caratterizzate da inverni miti e scarsamente piovosi, temperature elevate, predatori naturali poco diffusi per ragioni diametralmente opposte», spiega Carlo Morelli, entomologo e docente all’Università dell’Insubria.
Ma, dopo le cimici di due anni or sono (mai presenti in quelle quantità, capaci di resistere nei più piccoli anfratti anche alle rigide temperature invernali) l’estate 2021 ha un altro motivo per farsi ricordare: la diffusione della Popillia japonica. Qui la preoccupazione è maggiore in quanto questo insetto, di dimensioni ancora inferiori a quelle della Miranella formosanda, è capace in poche ore di divorare intere macchie di piante selvatiche, distruggere i tappeti erbosi dei giardini, lasciare stecchite - letteralmente - piante di pomodori e di altre coltivazioni orticole.
«Ormai ha colonizzato mezza provincia, dalla valle dell’Olona alle valli del Verbano e alle pendici meridionali del Campo dei Fiori, per esempio tra Comerio, Barasso e Luvinate: tempo qualche giorno e arriverà anche in quelle settentrionali», conclude Morelli. È probabile che il quadro complessivo sia andato peggiorando nel corso degli anni anche a seguito dell’aumento delle terre incolte, dove i coleotteri hanno trovato l’habitat naturale per riprodursi nella vegetazione spontanea.
La situazione desta allarme nella popolazione, ma a livello di enti pubblici (Asl, Regione, enti locali) non risulta si siano presi provvedimenti. Il fenomeno delle cavallette si ripete in maniera periodica e qualche Comune della Valcuvia tentò in passato di intervenire a posteriori e a proprie spese irrorando prati e boschi con sostanze chimiche. Qualche risultato positivo si ebbe, ma è chiaro che l’intervento risolutivo non può essere fatto che in primavera, al momento in cui vengono depositate le uova. Quanto alla Popillia, Regione Lombardia ha procedute nelle scorse settimane a posizionare nel nord della provincia qualche centinaio di trappole a forma di tepee, ma evidentemente la misura non basta.
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