ASCONA
Suggestioni sul Monte Verità

Si chiamava Monte Monescia, ma venne rinominato Monte Verità quando, all’inizio del Novecento, questo luogo immerso nella natura e affacciato sulla punta del lago Maggiore, sopra Ascona, divenne sede di una comunità naturista e utopista, vegetariana («vegetabiliana») e teosofica. Alla ricerca di una terza via, tra capitalismo e comunismo, i fondatori arrivarono da Anversa, Montenegro e Transilvania per vivere a contatto con la natura: si cibavano di quello che coltivavano nei campi, si vestivano con lunghe tuniche di stoffa grezza, vivevano in spartane capanne di legno con molta luce e aria, ma nessuna comodità e si lavavano in docce con serbatoi di acqua piovana, rilassandosi con bagni di sole integrali.
Proprio per queste abitudini vennero inizialmente guardati con sospetto e apostrofati con la nomea di «balabiott». Ma ben presto la voce di una comunità in cui si poteva guarire dal logorio della vita moderna e dai mali della società contemporanea - più o meno così erano gli slogan con cui si facevano pubblicità - si diffuse in Europa e perfino oltremare.
Il Monte Verità divenne, nel giro di pochi decenni, un santuario e poi un sanatorio frequentato da teosofi, riformatori, anarchici, comunisti, seguiti da scrittori, poeti, artisti e alla fine emigrati di entrambe le guerre mondiali.
Ancora oggi molti sono i visitatori che salgono i pochi tornanti che da Ascona conducono al monte, sulle tracce dei racconti di illustri frequentatori, da Bakunin a Jung, da Hesse a Rilke, da Hugo Ball a Isadora Duncan, alla ricerca dei punti energetici (il sottosuolo asconese ha comprovate anomalie magnetiche) e del contatto con la natura.
Il monte è un parco naturale di 75mila metri quadrati, con piante ed essenze esotiche e testimonianze architettoniche. Tra gli edifici più antichi, Casa Anatta fu costruita da uno dei fondatori della comunità, Henry Oedenkoven, secondo principi teosofici, con angoli arrotondati ed enormi finestre vista lago, oltre che una terrazza per i bagni di sole.
Ora, dopo un accurato restauro, ospita il progetto «Le mammelle della verità», pensato da Harald Szeemann a fine anni Settanta per raccontare la storia, le atmosfere e i protagonisti di quella grande esperienza. Aggirandosi per i sentieri si incontrano altri edifici antichi, come la Casa Centrale, di cui sopravvive solo la doppia rampa di scale liberty.
L’edificio fu trasformato in un albergo quando, dopo la partenza per il Brasile dei fondatori, il complesso venne acquistato come residenza dal barone Eduard von der Heydt; per lui l’architetto del Bauhaus Emil Fahrenkamp progettò un albergo che attrasse colleghi famosi. Ancora oggi conserva gli arredi d’epoca e offre ospitalità a chi cerca immersione nella natura.
L’albergo e il complesso museale sono gestiti dalla Fondazione Monte Verità (www.monteverita.org) che organizza visite guidate e iniziative periodiche per fare conoscere i luoghi e la storia del Monte; dal percorso magnetico del ticinese Oppy de Bernardo, alle installazioni di artisti contemporanei.
INSTALLAZIONI E FONDAZIONI
Fino al 29 luglio nelle sale dell’albergo e tra i sentieri del parco del Monte Verità ci sono le installazioni site-specific di nove artisti svizzeri e italiani, ideate in rapporto con i punti energetici del luogo, a cura di Mara Folini, direttore del vicino Museo d’arte moderna di Ascona.
Scendendo dal monte, dopo avere incontrato il teatro di San Materno (1928), vero gioiellino razionalista, si visita il museo di via Borgo: il palazzo tardo cinquecentesco ospita una importante collezione ed è sede delle Fondazioni Marianne Werefkin e Richard e Uli Seewald (riapre a luglio). Un altro spazio nel castello di san Materno accoglie artisti gravitanti in area tedesca dalla fine dell’Ottocento al primo dopoguerra.
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