LA DECISIONE
La Fiera di Arona chiude dopo 50 anni
L'ultimo anno di attività fu il 2015, la liquidazione è prevista tra pochi mesi

Fiera di Arona: ora la chiusura è definitiva. La kermesse del Lago Maggiore che è stata in auge per oltre 50 anni chiude i battenti. L’ente sarà messo in liquidazione entro la fine dell’anno e i fondi che sono ancora disponibili in cassa (compreso il ricavato della vendita di un appartamento sede di via Gramsci) dovranno, per statuto, andare in beneficenza, come conferma il presidente Piero Oberto: «Oramai da anni non la organizziamo più, anche se facevamo delle donazioni su eventi locali. Abbiamo dato mandato a uno studio commercialista di Arona di provvedere alla liquidazione».
La fiera fu attiva fino al 2015 con 53 edizioni, poi il sindaco Alberto Gusmeroli cercò di farla trasformare da campionaria a settoriale, senza successo. Negli anni ‘60 e ‘70 raggiunse punte di circa 100.000 visitatori nelle due settimane di occupazione prima dei giardini e poi di Piazzale Moro, dove si svolgevano anche spettacoli con cantanti di fama nazionale. Poi il lento declino con un continuo calo di visitatori, scesi negli ultimi anni a poco più di 20.000.
La fiera campionaria non ha mancato di suscitare polemiche. Nata nel 1962, nel 1977 non si svolse poiché il comune non concesse l’area. Poi la sua espansione fino a comprendere quattro sezioni: la nazionale, la regionale, la bottega dell’artigianato e quella della Nautica. Nei primi anni 2000 il presidente Gianni Caligara, l’uomo che per tanti anni è stato la guida dell’ente, cercò di renderla permanente con un progetto di realizzazione dove ora vi è il Lido. L’opposizione della nuova giunta leghista dopo il 2010 bloccò l’idea. Polemiche ci furono anche per il pagamento del plateatico: esentato da alcune giunte, fatto pagare da altre. Nonostante il sindaco della città partecipasse alle riunioni, c’è sempre stata una coltre di mistero sui conti dell’ente. Il suo segretario Giuseppe Foggetti, dopo la pubblicazione di alcuni dati di bilancio, nel 2011 confermò che in cassa tra beni e denaro ci fossero oltre 900.000 euro, fondi in parte ridotti dopo le perdite degli esercizi delle ultime edizioni. Tra i soci molti personaggi noti in città: dagli ex sindaci Pietro Cataldo e Antonio Bertinotti, ad Alberto Tampieri, presidente della Pro Loco. Gusmeroli interpellato al riguardo è apparso evasivo: «Fondi da dare in beneficenza? So che l’ente si sta muovendo, ma non credo che ci sarà molto in cassa». Argomento che Gianluca Ubertini, capogruppo di minoranza, vuole approfondire prima della liquidazione: «Sono presidente della commissione di controllo e verificheremo i bilanci e a chi andranno devoluti i fondi».
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