NOTE IN LIBERTÀ
La leggenda Ozzy e i fan insospettabili
Le lacrime e i tributi da tutto il mondo. Da Lady Gaga ad Amedeo Minghi, una passione insospettabile per il Prince of Darkness

La scomparsa, a 76 anni, di John Michael Osbourne, per tutti Ozzy, va al di là dell’importanza artistica (enorme) del personaggio. L’ex frontman dei Black Sabbath (giganti e pionieri dell’heavy metal), autore anche di un’ampia produzione solista e notissimo per il successo in tv del Reality “The Osbournes”, ha lasciato un’eredità che, forse, stupirebbe lo stesso Ozzy, se potesse osservare il fenomeno da fuori.
Dagli Who (nel concerto milanese del 22 luglio, a pochi minuti dal triste annuncio) ai Judas Priest, da Lady Gaga alla Birmingham Philarmonic Orchestra, la lista dei tributi potrebbe durare ore. Il più curioso? L’applauso tributatogli dal Senato del Messico. Il più inatteso? Quello di Amedeo Minghi.
Criticatissimo e ancor più amato, eccessivo e profondo (leggasi il testo di War Pigs, crudo proclama antibellico datato 1970), l’ex ragazzo emarginato della Birmingham operaia (arresto per furto, bullizzato a scuola dal suo futuro chitarrista Tony Iommi, affetto da balbuzie e dislessia) è stato molto più di una rockstar, e l’amore tributatogli dal mondo intero ne è la prova. Come, solo 17 giorni prima, il clamoroso successo di “Back to the Beginning”, il concerto d’addio nella sua città in cui per l’ultima volta si era esibito su un trono con i compagni di una vita (Iommi, Butler e Ward), la voce esitante ma la solita clamorosa presenza, in una sorta di funerale anticipato circondato dal gotha del rock. Alla luce di quanto accaduto solo 17 giorni dopo, l’addio perfetto al Prince of Darkness.
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