LA MISSIVA
“Ecco perché sono scappato”: la lettera di Del Grande a Varesenews
L’uomo che sterminò la famiglia a Cadrezzate, scrive alla testata varesina dopo l’allontanamento dalla casa lavoro in Emilia: «Trattato come un detenuto»
Una lettera in cui spiega i motivi della sua fuga. Una missiva lunga e dettagliata. A scriverla è stato Elia Del Grande, destinataria la testata Varesenews. L’uomo che sterminò la famiglia a Cadrezzate, si è allontanato la scorsa settimana dalla casa lavoro in cui era stato collocato.
LA LETTERA
«Il mio gesto è dovuto alla totale inadeguatezza che ancora incredibilmente sopravvive in certi istituti, come le case lavoro - un passaggio della sua lettera -, che dovrebbero tendere a ri-socializzare e reinserire con il lavoro, per l’appunto cosa che non esiste affatto, le case lavoro di oggi sono in realtà i vecchi OPG (gli ospedali psichiatrici giudiziari ndr) dismessi nel 2015 grazie una legge stimolata da qualcuno che ha voluto aprire gli occhi su quello scempio che era ancora in essere, cosa che non è accaduto per le case al lavoro che in realtà sono recipiente di coloro che hanno problemi psichiatrici e che non hanno posto nelle Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza ndr)».
Del Grande prosegue: «Mi sono trovato ad avere a che fare ogni giorno con gente con serie patologie psichiatriche, la terapia chiaramente psicofarmaco, viene data in dosi massicce a chiunque senza problemi. L’attività lavorativa esistente è identica a quella dei regimi carcerari. Le case di lavoro oggi sono delle carceri effettive in piena regola (...) con la piccola differenza che chi è sottoposto alla casa di lavoro non è un detenuto, bensì un internato». Del Grande, nella missiva, evidenzia le criticità della case lavoro e loi si sfoga: «Avevo ripreso in mano la mia vita, ottenendo con sacrificio un ottimo lavoro dando tutto me stesso in quel lavoro che oggi mi hanno fatto perdere senza il minimo scrupolo, mi riferisco alla magistratura di sorveglianza, avevo ritrovato una compagna un equilibrio i pranzi le cene il pagare le bollette le regole della società, tutto questo svanito nel nulla per la decisione di un magistrato di Sorveglianza, che mi ha nuovamente rinchiuso facendomi fare almeno mille passi indietro riproponendomi soltanto la realtà repressiva carceraria, anzi quella delle case lavoro è ben peggio».
LA PRECISAZIONE
Del Grande, nella lettera, puntualizza che «io da questo paese sono stato condannato ad anni 30 di reclusione, effettivamente ne ho scontati 26 e 4 mesi e non sono stato condannato a galera in più, e invece grazie a questo articolo di legge risalente a Mussolini ancora in essere dal nostro codice penale mi sono ritrovato nuovamente peggio di un detenuto. Mi sono visto crollare il mondo addosso, ho visto perdere tutto ho visto non considerato il mio impegno lavorativo, ho visto non considerato il mio percorso di reinserimento durato due anni e mezzo dall’atto del mio ritorno in libertà». E ancora: «Oggi tutte le cronache mi definiscono come il serial killer, il pazzo assassino che è sfuggito senza la minima remora e controllo, additandomi di tutte le cose del passato senza informarsi prima su cosa ho fatto da quando sono stato scarcerato il 16 luglio 2023, questo e molto altro mi hanno spinto a provare il tutto per tutto pur di uscire da quella situazione alla quale non riuscivo assolutamente ad abituarmi e a prenderne consapevolezza nonostante tutti i carceri che io abbia girato».
ALLONTANAMENTO, NON FUGA
Nella parte finale della lettera, Del Grande evidenzia che la sua «non è un evasione e che non vi è una realtà penale perseguibile ma che è solo un semplice allontanamento, ma probabilmente, pago ancora fortemente lo scotto del mio nome e di ciò che ho commesso».
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