LA RIVOLUZIONE
Imposte e svincolo annuale, società a rischio
Esplosione dei costi per i club: la riforma e le preoccupazioni

Tempo di calciomercato e le società sono già nel marasma per dare una dimensione concreta alla stagione 2023/2024. Non solo calciatori e allenatori, ma anche dirigenti e staff che coordineranno il lavoro nella prossima annata. Il Varesotto da sempre è fucina di dirigenti, dei quali Beppe Marotta è solo il vertice più brillante: ma anche per chi vanta più esperienza degli altri, quest’estate sarà come scalare l’Everest. Già, perché entrerà in vigore la famigerata riforma dello Sport voluta dall’allora ministro Vincenzo Spadafora e concretizzata sotto il governo Draghi da Valentina Vezzali. Un’autentica rivoluzione che non va sottovalutata per evitare di trovarsi in braghe di tela senza neppure accorgersene perché sottovalutare le novità introdotte da questa nuova visione dell’attività può davvero portare a un bagno di sangue.
IL VINCOLO
La questione dello svincolo annuale è il primo nodo che attanaglia le società ma sarebbe pericoloso considerarlo il più importante. Caduto il limite dei 25 anni (già portato a 24 nella passata stagione), le società rischiano di veder sfuggire i propri giocatori il 30 giugno di ogni stagione. Per quest’estate ci sarà da programmare per bene i rinnovi dei calciatori che vogliono restare nella società di appartenenza la riforma scatterà dopo un mese dall’inizio della annata 2023/2024, quindi il 31 luglio, anziché l’1 come sarebbe sembrato logico. Il motivo parrebbe essere quello di far sì che i giocatori sotto i 24 anni già vincolati per una società, lo resteranno di fatto fino al 30 giugno 2024. Una sorta di tutela per evitare i fuggi generali, ma è chiaro che i club dovranno iniziare fin da subito a entrare nell’ottica di rischiare di dover rifare la squadra ogni anno.
IL VERO NODO
Ma le situazioni che meritano maggiore discussione sono in realtà altre, assai più pesanti e rischiose per le società se non gestite con oculatezza. La creazione della figura del lavoratore sportivo infatti dà vita a una specie di mostro di Frankenstein con l’introduzione, de facto, del semiprofessionismo nei Dilettanti che andrà a colpire in particolare le casse delle società di Serie D ed Eccellenza, ma pure quelle delle più ambiziose della Promozione. Il tema sono infatti i rimborsi: la riforma infatti prevede che la detassazione scenda dagli attuali 10mila euro annuali, a 5mila euro. Ovvero, per qualsiasi tesserato che guadagni oltre questa cifra, la società dovrà pagare le tasse: fino ai 15mila euro solo i contributi previdenziali, oltre i 15mila anche gli oneri fiscali. Questo vale sia per calciatori che per tutte le altre figure all’interno della società. Vero è che fino al 31 dicembre 2027 ci sarà uno sgravio del 50 per cento ma quello che è certo è che i budget dei club rischiano di esplodere se non ci si metterà d’accordo fra le parti secondo parametri differenti rispetto al passato. Anche perché dall’1 gennaio 2024 verrà aggiunta pure l’Iva e pare un pannicello caldo la cifra intorno ai 60 milioni che il governo sembra voglia stanziare in aiuto alle società.
LE CONSEGUENZE
Prendiamo l’esempio di un calciatore di Eccellenza che per una stagione di 10 mesi percepisce una cifra di 20mila euro (c’è chi prende molto di più, si sa…). Se fino alla stagione appena conclusa il peso sulle casse del club quello era, ora la cifra schizza intorno ai 28mila. Ecco che quindi, è indispensabile che i club evitino spese pazze, ma anche che calciatori, dirigenti e procuratori abbassino le pretese per trovare una via di compromesso. Il che non significherebbe rinunciare a dei soldi, bensì metterne da parte sotto forma di contributi pensionistici che fanno sì che un calciatore nato nel 2003, qualora smettesse di giocare a 35 anni, si troverebbe già con 15 anni di contributi versati anziché zero... E oltretutto, i lavoratori sportivi godranno della copertura Inail per gli infortuni, il che significa una tutela fondamentale per una tipologia di dipendente soggetto a problemi fisici proprio per la natura del lavoro che svolge. È fondamentale che tutti lo capiscano e ragionino in ottica futura perché, diversamente, a non avere futuro sarà il calcio dilettantistico.
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