ANGELI E DEMONI
Non furono cure palliative
Decessi in corsia: la superperizia inguaia Cazzaniga. Medicinali somministrati in dosi eccessive

L’attesa è finita. Ieri, martedì 8 ottobre, la superperizia disposta dalla corte d’assise sul protocollo di Leonardo Cazzaniga è stata depositata in cancelleria e quindi a tutte le parti coinvolte nel processo.
L’esito non è favorevole né per l’ex vice primario del pronto soccorso né per l’ex primario Nicola Scoppetta, per Paolo Valentini e per Roberto Cosentina: posologia, somministrazione e scelta dei farmaci somministrati non avrebbero potuto che portare al decesso degli undici pazienti la cui morte è imputata a Cazzaniga.
Solo al medico legale Maria Luisa Pennuto non possono essere attribuite responsabilità. «Tenuto conto della sua storia professionale e della sua qualifica non si può affermare, almeno in termini di elevata probabilità, che fosse in grado di valutare la condotta di Cazzaniga come contraria alle buone pratiche mediche accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale»: la conclusione a cui giungono i professori Roberto Ercole Moroni Grandini, Roberto Malcontenti e Giuseppe Bacis è la stessa sostenuta dall’avvocato Cesare Cicorella, difensore di Pennuto.
Gli undici decessi da esaminare erano quelli di Pier Francesco Leone Ferrazzi, Luigia Lattuada, Mario Volontè, Angelo Lauria, Federico Mascazzini, Pietro Oliva, Antonietta Balzarotti, Giacomo Borghi, Antonino Isgrò, Giuseppe Pancrazio Vergani, Virginia Moneta.
A parere dei periti sono direttamente correlati al trattamento terapeutico adottato da Cazzaniga i decessi di Antonietta Balzarotti («alte dosi di morfina»), Angelo Lauria, Luigia Lattuada (la morte «può considerarsi direttamente correlata alla eccessiva posologia dei farmaci, che ha determinato l’evoluzione verso l’exitus»), Mario Volontè.
Farmaci in eccesso come concausa dell’accelerazione della morte per Pietro Oliva, Federico Mascazzini, Pierfrancesco Leone Ferrazzi, Virginia Moneta (midazolam e morfina), Giacomo Borghi (anche se per quest’ultimo la correlazione fra farmaci e morte «può considerasi in minima parte», in quanto da morfina e midazolam è venuto un impulso al «processo di morte già in atto»).
Anche la morte di Pancrazio Vergani «può considerarsi concausalmente correlata alla somministrazione dei farmaci».
Diversa la valutazione per Antonino Isgrò per il quale «non vi è certezza di relazione diretta tra terapia con morfina ed exitus», anche se viene contestato l’“overtreatment” di un paziente con patologie plurime e molto anziano, dato che aveva novantaré anni.
Si torna in aula davanti al presidente Renata Peragallo il 21 ottobre, la parola andrà ai periti e soprattutto ai difensori Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora. Cazzaniga per ora è ai domiciliari, il riesame si esprimerà a breve sull’eventuale ripristino del carcere.
© Riproduzione Riservata