L’ALLARME
Lago inquinato dalla plastica
Dalla Svizzera la prima indagine sul Ceresio: «Ma gli organismi acquatici non sono in pericolo»

Sono 4.751 le microplastiche sotto i 5 millimetri ritrovate in dodici campioni pescati dal Lago Ceresio.
È la conferma della presenza di questo tipo di inquinamento anche nello specchio lacustre al confine fra Italia e Svizzera.
Lo dice uno studio presentato ieri, giovedì 10 gennaio, a Bellinzona e condotto dal dipartimento del Territorio, il “ministero” ticinese che si occupa anche di ambiente.
La ricerca fornisce, per la prima volta, dei risultati sulla presenza di microplastiche nelle acque del Ceresio, in un contesto generale in cui gli studi sull’inquinamento appunto da microplastiche nelle acque dolci sono ancora molto scarsi.
Complessivamente sono state raccolte, separate, catalogate e studiate in totale 106 macroplastiche (con dimensioni superiori ai 5 millimetri) e ben 4.751 microplastiche (sotto i 5 millimetri), provenienti dalle zone del lago presso Gandria (bacino Nord) e Figino (bacino Sud), nei pressi di Brusimpiano.
Fra i materiali trovati ci sono soprattutto frammenti dovuti alla degradazione di oggetti più grandi, come le bottigliette di plastica e altri materiali derivanti, per esempio, da pellicole per l’imballaggio, fili da pesca e altre fibre. E quindi polietilene, polipropilene e polistirene: insomma, una valanga di immondizia che non dovrebbe finire in acqua.
«I livelli d’inquinamento riscontrati - spiegano gli artefici dello studio - sono di poco inferiori a quelli rinvenuti nel Lago Maggiore e nel Lago Lemano, ma circa doppi rispetto alla media svizzera». E qui, s’innesca indirettamente un discorso di responsabilità legato al fatto che le acque sono anche italiane.
Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente, il rischio ambientale derivante dalla presenza di microplastiche nelle acque ai livelli attuali del Lago Ceresio non dovrebbe creare comunque «pericoli per gli organismi acquatici».
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