IL CASO
Lanni al giudice: «Non volevo uccidere»
Interrogato dal Gip sull’accoltellamento a Milano. Il monito degli psichiatri forensi: «Tra disturbo mentale e violenza, legame solo apparente». Era stato già lanciato nel 2023 a Varese
Voleva “colpire” il potere economico “ma non uccidere” Anna Laura Valsecchi, la manager di Finlombarda accoltellata lunedì mattina in piazza Gae Aulenti a Milano. Lo ha ripetuto Vincenzo Lanni davanti alla gip Rossana Mongiardo, che già oggi, giovedì 6 novembre, dovrebbe decidere sulla richiesta avanzata dalla Procura di convalida del fermo e applicazione della misura cautelare del carcere per il 59enne, originario della Bergamasca e con problemi psichiatrici, che era ospite della struttura 4Exodus di Casale Litta, ora accusato di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e porto abusivo di armi.
L’uomo ha confermato quanto ha detto subito dopo essere stato rintracciato dai carabinieri al pm Cristina Ria, titolare dell’inchiesta con cui si sta facendo luce anche sull’iter giudiziario di Lanni, condannato a 8 anni di carcere e a tre di misura di sicurezza in una struttura protetta per aver accoltellato due pensionati nel 2015 e rimesso in libertà perché giudicato non più socialmente pericoloso.
Inoltre si vuole appurare il motivo per cui, nel 2023, quando gli venne trovato un coltello nello zaino alla stazione di Varese, è stato solamente denunciato a piede libero. La sua avvocatessa, Beatrice Lizzio, ha spiegato che sta valutando se chiedere o meno una nuova perizia alla giudice.
DISTURBO MENTALE E VIOLENZA
«Il grave episodio di accoltellamento ha scosso la città e riacceso il dibattito sulla sicurezza e sulla salute mentale». Lo afferma la Società Italiana di Psichiatria Forense (Sipf) che esprime «solidarietà alla vittima e richiama a un’analisi fondata sui dati, non su pregiudizi o semplificazioni».
«Gli episodi drammatici colpiscono l’opinione pubblica, ma non rappresentano la norma – spiega Enrico Zanalda, presidente Sipf – attenzione a non proiettare l’eccezione sull’intera popolazione psichiatrica: sarebbe ingiusto, oltre che scientificamente falso».
Ecco altre valutazioni: la letteratura scientifica è chiara. Le persone affette da disturbi mentali non commettono più reati della popolazione generale. La violenza, quando si manifesta, non è mai imputabile alla diagnosi in sé ma a fattori come mancata presa in carico, abuso di sostanze, isolamento sociale o interruzione delle cure. «È su questi elementi che si fonda la prevenzione del rischio, non sulla diagnosi - continua Zanalda - per questo i percorsi devono essere stabili e monitorati, e i servizi devono essere messi nelle condizioni di funzionare».
Ecco dalla Sipf, un quadro dell’autore dell’aggressione: «Aveva una storia clinica e giudiziaria articolata: un duplice accoltellamento nel 2015, una perizia che lo giudicava seminfermo di mente, una pena detentiva seguita da una misura di sicurezza in Rems. Dopo la dimissione, nel 2024 era stato dichiarato non socialmente pericoloso e inserito in una comunità terapeutica, da cui era uscito per comportamenti disfunzionali». «Questa traiettoria – precisa Zanalda – non indica un fallimento della psichiatria, ma la complessità della gestione dei soggetti con disturbi gravi e storia di violenza, dove la cosiddetta “pericolosità sociale” è un concetto giuridico dinamico, non una caratteristica stabile della persona».
Infine, una valutazione sul sistema dei servi. «Con la Legge 81/2014, che ha sancito la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e istituito le Rems, l’Italia ha compiuto una scelta di civiltà. Ma senza risorse adeguate, i servizi territoriali si trovano oggi a fronteggiare carichi crescenti e percorsi ad alta complessità. Quest’anno il Piano di azione nazionale per la salute mentale (Pansm) ha individuato le priorità: rafforzare la rete territoriale, migliorare l’integrazione tra sanità, giustizia e servizi sociali, formare gli operatori e monitorare gli esiti».
«Alla luce dell’episodio di Milano, diventa ancora più evidente quanto sia urgente rendere operativo il Piano, con finanziamenti adeguati e interventi strutturali – sottolinea Zanalda – solo così si tutelano davvero la comunità e la dignità dei pazienti».
VARESE NE AVEVA PARLATO
In tempi non sospetti, era il 2023, c’era stato a Varese, nel Salone Estense, un incontro - organizzato da Network Maula con l’Ordine degli avvocati e la Società italiana di psicoterapia e riabilitazione forense - dal titolo “L’autore di reato con disturbi psichici: tra intervento giursdizionale e trattamento”. Erano emerse valutazioni robuste - come quelle di oggi, alla luce però di un fatto grave - da Zanarda e dal professor Felice Carabellese, presidente della Società Italiana per la Psicoterapia e la Riabilitazione Forense (SipriFo). Erano intervenuti anche i magistrati Giuseppe Battarino e Anna Giorgetti.
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