LA RICHIESTA
Posta dal confine al ministro Giorgetti
Commercio e turismo in crisi: «Ristori e frontiere riaperte». Mastromarino scrive subito al neoeletto responsabile dello Sviluppo economico

Sono passate poche ore dalla sua nomina e già il neo ministro Giancarlo Giorgetti riceve “posta” dal confine che ben conosce, quello del Varesotto. Il sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino, nonché presidente dell’associazione Comuni Italiani di Frontiera, prosegue infatti la sua battaglia pacifica per mantenere al centro dell’attenzione politica, non solo mediatica, la difficile situazione che sta vivendo il comparto commerciale e turistico di questi territori ed ha preso subito carta e penna. «Ho ritenuto opportuno scrivere al Ministro – ha riferito ieri il sindaco della cittadina sul Ceresio - per augurargli buon lavoro e porre alla sua attenzione la difficile situazione delle aree di frontiera».
«Mi complimento con Lei per la nomina a Ministro dello Sviluppo Economico – scrive all’Onorevole di Cazzago - e Le auguro buon lavoro. In qualità di Presidente della Associazione dei Comuni Italiani di Frontiera (ACIF), sottopongo alla sua attenzione la difficile situazione che stanno vivendo le attività economiche, produttive e commerciali nei Comuni di Frontiera, in particolar modo nelle province di Varese e di Como. A Lei chiedo di portare la nostra voce nel Consiglio dei Ministri affinché in tempi certi si possano erogare i ristori necessari alle attività in crisi per la prolungata chiusura delle frontiere con la Svizzera e si definisca rapidamente la riapertura delle frontiere stesse, affinché l’economia transfrontaliera possa ripartire con slancio. Confidiamo nelle sue capacità oltreché nella conoscenza del territorio Insubrico, di cui Lei, varesino, è oggi autorevole rappresentante».
Poche parole, come quelle già scritte ai predecessori di Giorgetti ma con la differenza che l’uomo forte della Lega ben conosce queste realtà rispetto a chi l’ha preceduto.
Certo, Lavena Ponte Tresa per molti non è il dossier che scotta, come potrebbe essere quello dell’Ilva di Taranto, ma è innegabile che un’intera economia del nord della provincia, come fosse un enorme polo industriale che vive in via esclusiva grazie a clientela straniera, rischia di contare presto i propri “caduti”.
Ascom Confcommercio Luino e la Federazione Italiana Venditori Ambulanti (FIVA) con i suoi rappresentanti locali si sono uniti a questo grido di dolore: negozianti e mercatari chiedono di far tornare al più presto gli svizzeri da questa parte. Sia chiaro, oltre confine non va meglio, anzi. Lì è ancora tutto chiuso da tempo e in più, come ha ricostruito un’inchiesta giornalistica di “Patti Chiari” della Radiotelevisione Svizzera, è stata vissuta la beffa di vivere la “concorrenza” anche in questo periodo di coronavirus.
Già, perché le immagini della tv svizzera hanno mostrato il trasporto di cibo ai valichi di varesotto e comasco fuori dall’orario di presenza delle forze dell’ordine, fino alla consegna direttamente a domicilio.
Questo ha colpito tanto i proprietari dei ristoranti che in Ticino fanno cibo da asporto, quanto i frontalieri che in quegli stessi ristoranti lavorano e che rischiano il posto. Questa è anche l’economia di frontiera che il neo ministro Giorgetti conosce bene.
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