L’ATTESA
Legionella: ospedale accerchiato
Boom di casi vicino alla struttura sanitaria. La procura chiede ad Ats di depositare le analisi

Sei casi a San Giuseppe, quattro a Beate Giuliana, due a San Michele e a Madonna Regina, uno a Borsano e a Sant’Edoardo. Così erano distribuiti in città i 16 contagiati nel mese di agosto. Ma da ieri mattina, lunedì 7 settembre, l’attenzione della procura della Repubblica è focalizzata ufficialmente sulla proliferazione della legionella: l’Ats e gli organi che fino a venerdì si erano occupati dell’emergenza senza interpellare l’autorità giudiziaria dovranno depositare al più presto gli esisti delle analisi al pubblico ministero Massimo De Filippo.
Sono necessari circa dieci giorni per conoscere la quantificazione e l’identificazione del batterio (esistono sessantuno specie) all’interno dei campioni prelevati e solo quando arriverà il responso sarà possibile individuare la sorgente di infezione. E attenzione: tutti puntano il dito contro le falde acquifere, ma al momento gli inquirenti non escludono nulla: la diffusione potrebbe avere origine da un impianto di areazione. Tanto che già oggi potrebbero iniziare gli esami di filtri e bocchette di climatizzazione di strutture considerate a rischio. E non è così scontato che la contaminazione sia da localizzare nei quartieri di Beata Giuliana e Madonna Regina. Da valutare anche la possibilità che la fonte risieda nella zona dell’ospedale stesso. Per questo gli inquirenti vogliono chiarire se i sedici soggetti colpiti da legionellosi (compresi i due deceduti e i sei tutt’ora degenti) siano stati ricoverati per patologie di altra natura e solo successivamente siano venuti a contatto con il microrganismo o se invece avessero già contratto il bacillo nelle zone di residenza. Chiariti questi aspetti preliminari, la procura - che si sta coordinando con l’Ats - dovrà valutare se sussista concretamente l’ipotesi di reato per la quale aprire un fascicolo per epidemia colposa a carico di ignoti. Dopo di che bisognerà accertare eventuali profili di responsabilità in ordine alla colonizzazione, alla prevenzione, e alla contaminazione dei malati identificati finora. Vero è che una comunicazione tempestiva avrebbe consentito a tutta la popolazione di provvedere a manutenzioni immediate e di adottare precauzioni. Anche questo è un dettaglio che non sarà trascurato dalla magistratura (va comunque detto che altri episodi si sono registrati nello scorso triennio ma con tutt’altra concentrazione temporale). Intanto il dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria dell’Ats fa sapere: «Sono in corso analisi dei campioni biologici sui pazienti, basandosi sulla ricerca di un antigene nelle urine».
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