L’INDAGINE
Ai domiciliari con reddito di cittadinanza
L’uomo aveva ottenuto il sussidio

Era agli arresti domiciliari per una delle tante disavventure giudiziarie in cui incappa da anni. E si è chiesto: «Di cosa campo se non posso andare a lavorare?». Risposta: «Chiedo il reddito di cittadinanza».
A maggio Nicola Porrati - noto per stalking, lesioni, maltrattamenti - ha presentato la richiesta del sussidio e lo ha ottenuto. Siccome non ne aveva diritto (non è contemplato per chi si dà alla delinquenza) nei giorni scorsi, oltre a perdere il contributo, è stato denunciato per falso, al termine di accertamenti lampo coordinati dal pubblico ministero Nadia Calcaterra. Da settimane ormai è caccia ai furbetti del reddito, «i truffatori e i delinquenti che hanno percepito l’assegno senza averne diritto fanno un torto al Paese e a chi ha veramente bisogno di questo strumento in un momento di grande difficoltà economica», ha ammonito nei giorni scorsi il leader M5s Giuseppe Conte, quando i carabinieri hanno divulgato il bilancio delle verifiche compiute in Campagna, Molise, Basilicata e Abruzzo. Ma il circondario di Busto Arsizio, sede giudiziaria che comprende un grosso bacino, non è un modello di onestà. Si stanno moltiplicando le denunce presentate alla procura e quello di Porrati è solo uno dei tanti casi. Lui, con la sua biografia e il curriculum che vanta, sarebbe stato tra gli ultimi a sperare nell’aiuto dello Stato.
A febbraio era stato arrestato insieme al fratello Federico per l’aggressione a un rivale in amore di quest’ultimo. I fratelli lo assalirono a Parabiago, poco lontano dall’azienda in cui lavora. L’antagonista di Federico stava rientrando da un servizio e prese calci, pugni e pure mazzate con una chiave esagonale a L, di quelle usate per cambiare gli pneumatici. Nicola, quando ottenne il reddito, era ai domiciliari proprio per questo.
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