LA STORIA
Bullizzata, muore di anoressia
La tragedia di una diciannovenne dileggiata dai coetanei. La famiglia chiede giustizia

Canoni di bellezza che impongono la taglia 36. Icone di stile ridotte all’osso. Curve demonizzate. Magda - nome di fantasia - morì di fame a diciannove anni, consumata dall’anoressia.
E non perché non somigliasse all’emaciata Kate Moss, ma perché era bullizzata e dileggiata dai perfidi compagni di scuola. «Cicciona» le dicevano e la ragazza iniziò a rifiutare il cibo. Lo si legge nei suoi diari, in una lettera ritrovata solo ultimamente.
Ma per la procura, al termine delle indagini, ritiene non vi siano elementi idonei a sostenere un’accusa e a fine febbraio ha chiesto l’archiviazione del caso stalking, rimasto sempre e comunque a carico di ignoti.
La famiglia di Magda, rappresentata dall’avvocato Luca Carignola, però non si arrende: il giorno della festa del papà il legale ha depositato l’opposizione alla decisione del pubblico ministero, quindi l’ultima parola tocca ora al gip.
Al quale è stata depositata la lettera rinvenuta nella camera da letto della ragazza, uno sfogo silenzioso scaturito senza neppure immaginare che la sua vita fosse agli sgoccioli.
Chiuse per sempre gli occhi ad agosto del 2014, dopo la maturità. L’ago della bilancia era fermo su 31,5 chili.
Ne pesava 72 quando gli studenti dell’istituto superiore che frequentava cominciarono a perseguitarla per le sue fattezze. Nel 2013 scese a 57 chili, poi la caduta libera che la portò all’inedia. Strazianti le sue parole.
«Le persone mi hanno presa di mira, tranne quelle che hanno saputo accettarmi. Riferimenti ad alta voce sul mio fisico, durante e fuori dalle lezioni, mi vergognavo di me stessa. Durante biologia venivo citata come modello di alimentazione sbagliata. Tutti me lo dicevano, dai compagni ai professori. Il mio indice di massa corporea era ritenuto uno schifo».
Perfidi i commenti anonimi che i compagni postavano su una pagina (non ufficiale) Facebook del loro istituto, rimossa dopo la morte della diciannovenne. «Sei flaccida con quel tuo culone, morirai sola, sei uno scherzo della natura». «Ti prego rasati, sembri una scimmia».
Devastanti gli effetti della continua derisione. «Ridevano e io mi spezzavo dentro, sempre più umiliata», scrisse in quella memoria infilata tra le pagine del suo diario.
Anche il giorno del suo compleanno compagni e conoscenti le vomitarono addosso il loro sadismo, «con cori contro la grassona nei corridoi, accompagnati da risa». Uno spietato bullismo che condusse all’inanizione, l’avvocato Carignola non ha dubbi. Eppure, pochi giorni prima della morte, Magda e i suoi genitori bussarono alla porta del commissariato che però - spiega il legale - non raccolse la denuncia perché dall’ultimo episodio erano trascorsi tre mesi.
Possibile che gli inquirenti non riescano a individuare gli aguzzini della giovane? Nel corso delle indagini, fa notare l’avvocato, le testimonianze sono suonate reticenti. Anche quella dell’ex fidanzato della studentessa, sul quale la ragazza si espresse con grande amarezza: «Fa male vedere il ragazzo di cui per tre anni sono stata innamorata, prima farmi credere in un amore, persino in un futuro con lui e poi schifarmi pubblicamente e privatamente».
Sentito dagli investigatori, fece una laconica dichiarazione. «Lei non parlava di ciò che provava. È passato molto tempo, non ricordo i particolari». Ma la famiglia non si arrende.
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