IL DEGRADO
In rovina la storia della città
Sono tanti i luoghi abbandonati: dalla tessitura Bernocchi all’ex colonia elioterapica

Quali sono le componenti della bellezza di un paesaggio? Sicuramente il modo in cui la natura e l’ambiente si presentano unite alla cura dell’uomo.
Ma nel caso dei paesaggi urbani entrano in gioco anche valori e culturali e identitari che rendono un certo luogo unico e diverso dagli altri. In sostanza si può dire che siano le testimonianze storiche a fare la differenza. Testimonianze del passato che la città di Legnano ha spesso frettolosamente cancellato: vedi le case d’epoca del centro, demolite per far posto a discutibili palazzi negli anni del boom; le antiche fabbriche rase al suolo per lasciare spazio a nuove abitazioni (su tutte il celebre “castello” della De Angeli Frua di corso Italia); certi edifici come palazzo Corio di corso Sempione lasciati crollare per essere malamente ricostruiti recuperando alcuni pezzi.
L’elenco potrebbe continuare anche nel presente: nonostante gli appelli che sono stati lanciati a più riprese negli ultimi anni, la città rischia di dare l’addio ad altri monumenti e di rimanere insensibile al progressivo degrado di altri. Le colpe? Dalla burocrazia alle leggi di mercato, a proprietà diverse che perseguono diversi obiettivi.
IL CASO BERNOCCHI
In corso Garibaldi lo scempio è sotto gli occhi di tutti: la palazzina uffici dell’ex tessitura Bernocchi ogni anno perde un pezzo.
Crollata e demolita tutta la parte retrostante, l’ultima ferita è stata inferta da una banda di vandali che hanno distrutto lapide dei caduti nella Grande Guerra per rubare il bronzo della corona.
Bellissimo esempio di stile liberty, la palazzina nel corso degli anni ha sofferto anche di occupazioni abusive e un po’ tutti si chiedono cosa si aspetti a intervenire per evitare il crollo del tetto, che darebbe davvero il colpo di grazia. Progetti e idee ne sono stati messi sul tappeto diversi, quasi tutti legati a trasformazioni in senso museale.
Ma tutto resta bloccato in attesa che sia varato per l’intero comparto (frazionato in più proprietà) un piano di recupero che possa valorizzare anche il lungo Olona con pista ciclabile e un percorso pedonale. Servirebbe un’azione decisa dell’amministrazione comunale, ma nessuno finora si è preso le responsabilità di fare qualcosa.
LA EX GIL DI VIA MILANO
In via Milano un altro esempio di trascuratezza: la ex Gil o casa del Balilla, tipico esempio di architettura fascista. Qui il pasticcio è servito mentre il tetto sta crollando davvero: l’edificio, chiuso da anni, è in concessione alla Città Metropolitana, ente che non se ne occupa affatto.
Il tutto mentre la proprietà, il Comune di Legnano, lo vede ammalorarsi e ne chiede la restituzione prima che intervenire risulti troppo oneroso. Anni fa la Provincia aveva cominciato a lavorare ma poi i lavori sono stati interrotti con porte e finestre sprangate per evitare occupazioni. Il degrado tuttavia avanza inesorabile e l’amministrazione Fratus è chiamata a fare qualcosa.
I SOLARIUM DELL’EX ILA
I solarium del parco ex ILA sono un’altra ferita: testimonianza unica degli Anni Venti legata al sanatorio Regina Elena, manca ormai poco alla rovina totale.
Anche in questo caso sono stati recentemente rilanciati appelli a fare qualcosa anche tramite un’apposita pagina Facebook. Ma non si vede all’orizzonte nulla di concreto.
L'EX COLONIA ELIOTERAPICA E I RIFUGI ANTIAEREI
Tralasciando il castello e la sua isola, l’elenco dei beni da salvare e valorizzare non è ancora finito. C’è per esempio la colonia elioterapica dei Ronchi, oggi di proprietà della Asst Ovest Milanese, edificio progettato dallo studio di architettura BBPR e inaugurato nel 1938: è uno degli esempi più importanti del razionalismo italiano eppure si trova sprangato e in stato di totale abbandono.
E ci sono pure i rifugi antiaerei delle case Brusadelli di via Bissolati: un reticolo di cunicoli sotterranei risalenti agli Anni Trenta e che pochi conoscono.
In altre città simili opere sono state salvate, restaurate e aperte al pubblico in certi periodi dell’anno. Perché non farlo anche qui?
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