L’EMERGENZA
Infermiere aggredito in Psichiatria
Ottavo pestaggio in sei mesi. I sindacati dicono basta

L’ultima aggressione domenica, quando l’ennesimo paziente colto da una crisi ha cominciato a prendersela con chi aveva davanti. Cioè con gli infermieri che stavano cercando di farlo stare tranquillo. Una volta può capitare, due anche. Ma negli ultimi sei mesi nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Legnano è successo otto volte, e adesso i dipendenti cominciano a essere seriamente preoccupati. Per la loro incolumità, certo, ma anche per quella di pazienti che evidentemente non hanno gli strumenti per trattare come dovrebbero essere trattati.
Anche stavolta tutto sommato è andata bene: chi ha preso le botte se l’è cavata con qualche giorno di prognosi, tra non molto potrà tornare al lavoro. A differenza di quanto accaduto lo scorso luglio, quando un paziente psichiatrico aveva picchiato un medico e due infermieri e poi era scappato dall’ospedale in bicicletta, questa volta non si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Ma che esista un problema sicurezza, ormai è chiaro a tutti coloro che lavorano nel reparto.
«I dipendenti sono esposti a troppi rischi - afferma Alfio Bennardo, segretario della Funzione pubblica della Uil, da trent’anni sindacalista all’ospedale di Legnano -. Fino a qualche tempo fa nel reparto Psichiatria si trattavano solamente i casi acuti, per chi aveva bisogno di terapie a lungo termine c’erano soluzioni diverse. Oggi invece capita che diversi pazienti restino in reparto per periodi più o meno lunghi, e al personale infermieristico capita di dover far fronte a emergenze che prima non si verificavano». Difficile prevedere cosa passi per la testa di un paziente psichiatrico: a volte le reazioni sono gestibili, a volte invece gli infermieri si trovano di fronte a soggetti che hanno scatti di rabbia incontenibili. In questi ultimi casi inutile cercare di convincere il paziente a restare calmo, spesso l’unica è chiamare il dottore e predisporre una terapia a base di calmanti.
Prima, però, bisogna gestire la furia. Lo scorso luglio il ragazzone che aveva deciso di tornare a casa poteva contare su un fisico possente, nel tentativo di fermarlo il medico e i tre infermieri che erano in servizio nel reparto avevano rimediato tante di quelle botte da costringerli a mettersi in infortunio. «Da allora non è cambiato nulla - continua Bennardo -. Anzi, le aggressioni si sono moltiplicate. Sarà che il disagio psichico sta aumentando, sarà che non sempre le strutture offrono risposte adeguate al bisogno. Di certo, però, i dipendenti che rischiano di pagare questa situazione sulla loro pelle non possono essere lasciati soli. Per questo chiederemo all’azienda di avviare un confronto per riorganizzare il servizio, in modo da ovviare a criticità che rischiano di costare caro tanto ai dipendenti quanto ai pazienti». Il problema è serio, ma anche in questo caso bisognerà fare i conti con le risorse a disposizione.
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