LA TESTIMONIANZA
«Mio padre quattro giorni in barella»
Figlia racconta l’odissea del genitore al pronto soccorso dell’ospedale di Legnano

«Quattro giorni su una barella parcheggiata in uno stanzino, in attesa che si liberasse un posto in un reparto qualsiasi. Quattro giorni tra la gente che urlava per il dolore e l’esasperazione, senza potersi alzare, senza potersi lavare e senza poter dormire, perché la luce era accesa giorno e notte. Per fortuna nonostante l’età e gli acciacchi mio padre è una persona lucida e forte. Ma capisco che in condizioni del genere ci siano anziani che vanno fuori di testa, l’impressione che ho ricevuto dal pronto soccorso dell’ospedale di Legnano è quello di una bolgia infernale. L’umanità è la gentilezza degli operatori non può bastare per compensare il disagio di decine di utenti ammassati in pochi metri quadrati».
Le parole sono di una donna che in questi giorni sta assistendo il padre, ricoverato a Legnano per una frattura. «Mio padre è giunto al pronto soccorso in ambulanza - racconta la donna -. La visita e la diagnosi di frattura sono arrivate abbastanza in fretta, il calvario è iniziato dopo. Mio padre è stato parcheggiato in uno stanzino con altri pazienti: la luce sempre accesa, non aveva un campanello per chiamare un operatore, doveva solo aspettare che si liberasse un posto in traumatologia, dove doveva essere operato. Il posto si è liberato il quarto giorno, ma non in traumatologia. Prima siamo passati da un altro reparto, poi finalmente dopo più di una una settimana ci sono state le condizioni per l’intervento». La donna chiede di restare anonima, ma la sua storia è simile a quella di tante altre persone che negli ultimi mesi sono passate dal pronto soccorso e che per essere ricoverate hanno dovuto aspettare che nei reparti si liberasse un posto.
L’azienda ha sempre replicato affermando che questi pazienti non sono abbandonati: chi aspetta al pronto soccorso oggi ha anche diritto alla mensa, oltre che all’assistenza indispensabile a chi non è autosufficiente. La recente delibera di Regione Lombardia però è chiara: se oggi va così, le cose presto dovranno cambiare.
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