COPPIE SCOPPIATE
Per ogni matrimonio, due divorzi
Nozze in crisi: lo scorso anno in chiesa 45 unioni, le separazioni sono state 115

Nel corso del 2019 nelle chiese di Legnano sono state celebrati in tutto 45 matrimoni. I divorzi invece sono stati complessivamente 115, più del doppio.
A volte per raccontare come sta cambiando la società bastano due numeri: nel 1980, quando Legnano contava 50mila abitanti, i matrimoni religiosi erano stati 240. Oggi che la città conta 10mila residenti in più, sono cinque volte meno.
Certo, a pareggiare un po’ i conti ci sono le unioni civili: che nel 1980 erano state solamente 40, e che invece nel 2019 sono diventate 100 tonde, più che raddoppiate.
Complessivamente, però, tra matrimoni civili e religiosi nel 2019 si arriva a 145 unioni: il bilancio tra coppie unite e coppie scoppiate è quindi favorevole alle prime per soli trenta casi.
MAI COSÌ POCHI
Non è una novità che il matrimonio sia un’istituzione in crisi.
Fino al 1970 ci si sposava praticamente solo in chiesa, il divorzio non era neanche contemplato nell’ordinamento giuridico italiano.
Negli anni delle grandi contestazioni anche l’Italia fu costretta a prendere atto del fatto che un un matrimonio può anche naufragare, l’edonismo che ha dominato gli anni Ottanta e l’individualismo degli anni Novanta hanno poi fatto il resto.
Se si confrontano i dati raccolti negli ultimi tre anni, l’accelerazione della crisi risulta evidente: nel 2017 i matrimoni religiosi erano stati 61, quelli civili 107; nel 2018 i matrimoni religiosi erano stati 55 e quelli civili 113, nel 2019 in Chiesa sono state unite dieci coppie in meno, e in Comune 13.
Se si parla con i ragazzi che hanno vent’anni, è difficile trovare chi metta il matrimonio in cima alla lista dei suoi desideri. La società fluida in cui viviamo ha vantaggi e svantaggi, tra i vantaggi c’è sicuramente quello di poter accumulare una serie di esperienze che fino a trent’anni fa erano inimmaginabili.
Oggi tanti ragazzi puntano a studiare o a fare esperienze di lavoro all’estero. Il matrimonio prima o poi verrà, se e quando si incontrerà il partner giusto.
E comunque pochi si immaginano davanti a un altare il giorno delle eventuali nozze.
Il rito civile è meno formale, quindi molti lo immaginano anche come meno impegnativo e anche più economico. Il che considerando che tanti ragazzi faticano a trovare un lavoro e a mettere su casa, comunque non guasta.
NON È PER SEMPRE
Economico o no, anche il matrimonio civile è comunque un impegno da prendere seriamente.
Anche perché quanto risparmiato davanti al sacerdote potrebbe benissimo essere speso qualche tempo dopo davanti al giudice.
Negli ultimi tre anni il numero di divorzi in città è rimasto più o meno stabile: nel 2017 erano stati 121, nel 2018 erano scesi a 116; nel 2019 sono stati 115, uno più uno meno non fa poi differenza.
Più interessante, invece, è vedere come queste storie sono finite. I dati dell’ufficio Anagrafe di Palazzo Malinverni permettono anche queste distinzioni, e così si scopre che negli ultimi anni la stragrande maggioranza di questi divorzi sono stati tutt’altro che consensuali, perché alla fine moglie e marito sono finiti davanti al giudice: sul totale di 115 divorzi registrati nel corso del 2019, solo 33 sono avvenuti davanti all’ufficiale di stato civile.
Quattro sono stati registrati davanti a un avvocato che ha mediato tra le posizioni dei coniugi, gli altri 76 invece sono finiti in Tribunale.
Difficile immaginare un finale peggiore per una storia d’amore.
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