SANITÀ
Legnano, Pronto soccorso in crisi
A ciascun medico affidati in media dieci pazienti. Le situazioni più critiche nei fine settimana
Le situazioni più critiche si ripresentano puntualmente domenica sera, dopo un fine settimana in cui buona parte dei medici di base risulta introvabile e di solito la guardia medica consiglia di rivolgersi al pronto soccorso. Complici i primi raffreddori della stagione che uno non sa se classificare come influenza o variante Delta, il risultato è che poco dopo la mezzanotte di domenica scorsa i quattro medici di turno al Dipartimento emergenza urgenza e accettazione dell’ospedale di Legnano hanno dovuto gestire un totale di 59 pazienti: sette in attesa e 52 in trattamento, tra i quali 26 codici gialli e sette rossi (persone che cioè rischiavano la vita).
Troppo anche per chi ha deciso di fare dell’emergenza il proprio mestiere, tanto più che la situazione si trascina da tempo.
In base ai dati raccolti dalla rete di monitoraggio di Regione Lombardia, il Pronto soccorso di Legnano è l’unico della zona il cui grado di affollamento risulta stabilmente in zona rossa. Anche alle 13 di ieri, 27 ottobre, un mercoledì qualunque con gli ambulatori dei medici di base aperti, l’accettazione doveva fare i conti con altri 59 pazienti: 11 in attesa e 48 in trattamento, tra i quali 28 gialli e 5 rossi.
Il momento di minore affollamento degli ultimi giorni è stato verso le 18 di martedì 26 ottobre, quando in attesa c’erano 11 persone e in trattamento solo 35, tra i quali “solo” quattro pazienti in codice rosso. Uno per ciascuno dei medici di turno (2 intermedi, un chirurgo e un ortopedico).
Ad aiutare i medici ci sono poi 10 infermieri e due o tre operatori sanitari (a seconda delle necessità), ma il personale più di tanto non può fare.
Tanto più che secondo i sindacati i trattamenti nel Dipartimento di emergenza e urgenza si prolungano nel tempo, perché non sempre i reparti hanno posti a disposizione per accogliere chi superata l’emergenza ha bisogno di essere seguito vuoi in traumatologia, vuoi in medicina o in cardiologia.
«Il risultato - afferma la Uil - è che i pazienti restano in reparto anche per giorni, con gli operatori sanitari che si occupano di portare loro da mangiare». Una situazione che poi secondo il sindacato genera disagi a catena, ripercuotendosi anche sui tempi di accesso al servizio.
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