IL DISSERVIZIO
Pronto soccorso nel caos
La testimonianza: «Attesa di 15 ore per un anziano malato». Replica: poco personale
«Dal pronto soccorso di un ospedale come quello di Legnano, che vanta professionalità e attrezzature tecnologiche, ci si aspetterebbe un’organizzazione migliore. E invece i pazienti restano parcheggiati per ore, a volte anche per giorni, in attesa del ricovero o anche solo della consulenza di uno specialista. In più, privi di un’assistenza adeguata e senza poter avere accanto un familiare che si prenda cura di loro anche per soddisfare le minime necessità».
Famigliari in ansia
È lo sfogo amaro di alcuni parenti che sostano in auto fuori dal pronto soccorso, in attesa di sapere qualcosa dei loro cari, dei quali non hanno più avuto notizie dal momento della presa in carico, da parte del personale del triage. E se già in tempi ordinari la situazione non era delle migliori, il riacutizzarsi dell’emergenza Covid ha acuito ulteriormente i problemi. Se può essere condivisibile, per questioni di sicurezza, il fatto d’impedire ai familiari di sostare all’interno delle sale dove ci sono i pazienti risulta, invece, totalmente inaccettabile che nessuno si faccia carico di fornire loro informazioni.
«Ho portato qui mio padre la sera di martedì 20 ottobre. Aveva la febbre e forti dolori addominali. Ebbene, sono passate più di 15 ore e non so ancora nulla. Il personale del triage mi ha detto che quando si saprà qualcosa mi chiameranno. Ditemi voi se posso stare tranquillo».
Il problema della mancanza di comunicazione tra il pronto soccorso e le famiglie viene denunciato da più parti: «O capiti in mano al medico che alza la cornetta e chiama i parenti dei pazienti che ha in carico, o altrimenti devi sperare di poter comunicare con la persona ricoverata attraverso il cellulare- spiega una giovane donna, che grazie a WhatsApp, si tiene in contatto con il marito -. Ma se a essere ricoverata fosse mia madre che è anziana e non sa usare il cellulare, farei la fine di questo signore, che è in ansia da 15 ore».
Ovviamente risulta facile prendersela con gli infermieri, le figure che più si rapportano con i parenti, ma anche loro, a quanto pare, subiscono le criticità organizzative esistenti.
Qualcuno si sfoga, rivelando che l’organico è sottodimensionato rispetto alle reali necessità di un pronto soccorso che ha visto aumentare sia il numero degli accessi (che toccano anche punte di 280 al giorno), sia la gravità dei casi (sono aumentati i codici gialli e rossi). «Questo carico assistenziale sta diventando insostenibile e la cattiva organizzazione si ripercuote negativamente non solo su di noi, ma anche sui pazienti», rimarca un’infermiera, denunciando anche la grave carenza del personale di supporto (i cosiddetti Oss).
Impossibile assumere
«È vero che il carico di lavoro è ingente, ma assicuro che stiamo facendo tutto il possibile per far fronte a questa situazione - commenta il direttore sanitario Cesare Candela -. Abbiamo dei margini di assunzione notevoli, ma il problema è che non si trovano infermieri in questo momento. Abbiamo esaurito le nostre graduatorie e non possiamo attingere da quelle di altre Asst, perché anche loro hanno un disperato bisogno di assumere. Stiamo lavorando a queste criticità e pertanto - conclude Candela - chiedo al personale in servizio di tenere duro e di continuare a fare del proprio meglio. Riusciremo a venirne fuori, distinguendoci per professionalità, com’è avvenuto durante la scorsa emergenza Covid».
Intanto, però, i malati e i loro parenti continuano ad aspettare.
© Riproduzione Riservata