L’INCHIESTA
Delitto di via Tasso: rito abbreviato
Contestata a Calello l’aggravante della premeditazione. La richiesta di pena verrà formulata a settembre

Gli sparò sei colpi e se ne andò in macchina, poi tornò indietro ed esplose il settimo, probabilmente alla testa.
Antonio Calello, il 27 settembre dell’anno scorso, a quanto pare voleva essere certo di aver ammazzato Gennaro Tirino. Questo almeno stando alla ricostruzione che la procura e i carabinieri fecero dell’omicidio di via Tasso.
Ieri mattina, martedì 17 luglio, davanti al gup del tribunale di Busto Arsizio Luisa Bovitutti, Calello ha chiesto e ottenuto il processo con rito abbreviato.
Nessuno della famiglia della vittima si è costituita parte civile, pur essendo in aula ad assistere all’udienza.
Il pubblico ministero Susanna Molteni, che ha ereditato il fascicolo dal collega Nicola Rossato (da maggio a Milano) formulerà la richiesta di pena a settembre.
La procura non ha mai creduto alla versione resa dall’imputato, secondo il quale Tirino lo avrebbe minacciato con un’arma in pugno, poi strappatagli dalle mani da Calello, che avrebbe successivamente premuto il grilletto sette volte. Per questo è stata contestata l’aggravante della premeditazione.
Stando a quanto ricostruito, alla base del delitto ci sarebbe la vendetta: la sorella di Calello era la ex compagna di Tirino. Da lui avrebbe subito maltrattamenti e violenze continue. Il fratello non poteva sopportare oltre. Anche perché negli ultimi tempi il rapporto sembrava davvero degenerato.
Il venerdì precedente all’omicidio la coppia aveva litigato furiosamente, a dividerli era arrivata la polizia. La domenica ci fu un secondo pesante litigio, la squadra volante era tornata nell’appartamento dei due e gli agenti avevano consigliato alla ragazza di presentare una denuncia.
Il lunedì lei si era recata in commissariato e aveva messo nero su bianco le accuse a quel compagno definito violento e aggressivo. A quel punto prese le sue cose e si trasferì a vivere dai suoi genitori, chiudendo di fatto la storia con Tirino. Il quale la prese molto male. Di più: saputo della denuncia sporta nei suoi confronti aveva annunciato che se non fosse stata ritirata subito avrebbe fatto un disastro.
Mercoledì 27 settembre Tirino andò al bar di via Tasso a fare colazione e a scambiare qualche chiacchiera con gli amici.
All’uscita c’era l’ex cognato ad attenderlo. I due si appartarono per discutere e i toni divennero subito accesi. All’improvviso Calello aprì il fuoco e lasciò Tirino sull’asfalto. I testimoni lo videro scappare in macchina, ma a quanto pare qualcuno lo vide anche tornare subito dopo per il colpo di grazia.
Immediate e precise le indagini: convocato in caserma, Calello tentò prima di negare ogni coinvolgimento. Poi messo di fronte all’evidenza delle prove che gli inquirenti avevano già raccolto ammise di aver sparato per vendicare i torti subiti dalla sorella. Nel frattempo il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha chiesto l’archiviazione delle denunce presentate dalla ragazza: reati estinti per morte del reo.
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