L’INCHIESTA
Legnano, sospesa maestra d’asilo
Insegnava in una scuola paritaria. È accusata di maltrattamenti

Vent’anni di servizio senza mai una segnalazione, una contestazione, un richiamo, una lamentela. E poi, nell’arco di quindici giorni, un cortocircuito pedagogico totale, al punto da finire sotto inchiesta per maltrattamenti.
È la parabola della maestra di un asilo paritario alla quale ieri, venerdì 17 settembre, i carabinieri della stazione di Legnano hanno notificato il provvedimento cautelare della sospensione dalle sue funzioni.
L’indagata - sempre nel caso le accuse reggessero - comunque non rappresentava più una minaccia per i piccoli: a giugno era stata licenziata dall’istituto a seguito delle doglianze di alcuni genitori, gli stessi che poi si rivolsero agli inquirenti per denunciare comportamenti troppo autoritari.
L’inchiesta è tutt’ora in corso e quindi coperta da riservatezza. Il pubblico ministero Flavia Salvatore ha disposto molti accertamenti ancora da compiere e la richiesta di misura eseguita ieri - atto che rende nota e scopre parzialmente l’attività della Procura - è un provvedimento preventivo, opportuno per scongiurare reiterazioni o inquinamento degli elementi probatori.
Difesa dall’avvocato Fabrizio Sardella, la quarantenne è stata ascoltata dal gip Luisa Bovitutti e ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. «È stata travolta da contestazioni che mai avrebbe immaginato, la mia assistita è frastornata, spiazzata e confusa. Chiederemo un interrogatorio al pubblico ministero appena avrà preso visione del fascicolo e delle accuse», spiega l’avvocato.
Sono una trentina gli episodi riportati nell’ordinanza e tutti concentrati nei primi quindici giorni dello scorso aprile.
Secondo gli inquirenti «l’educatrice utilizzava con i suoi allievi metodi educativi rigidi al fine di mantenere l'ordine e imporre ai bambini l'osservanza delle regole», ma va detto che il contesto in cui operava - unica insegnante su un intero piano con oltre venti bambini da gestire, carichi di energie dopo la reclusione pandemica - non era dei più sereni.
A parere del giudice la misura è comunque opportuna perché la maestra potrebbe - viste le competenze e l’esperienza - tentare il reinserimento nell’ambito lavorativo scolastico. L’avvocato Sardella deciderà nei prossimi giorni se proporre ricorso contro la sospensione, ma di una cosa è certo: è l’indagata stessa che non intende tornare a insegnare. «La scelta di non rientrare a scuola fino a quando la vicenda non sarà chiarita è definitiva - essendo decorsi i termini per impugnare il licenziamento - , volontaria e slegata da qualunque provvedimento cautelare».
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