LA RICORRENZA
Trent’anni fa l’addio a Musazzi
Il 4 agosto 1989 scompariva il fondatore dei Legnanesi. Ma l’anniversario sotto silenzio

Era il 4 agosto 1989, un venerdì. Una tipica giornata di caldo estivo, con la città quasi svuotata per le ferie. Per Felice Musazzi il destino scelse quel giorno per chiudere il sipario sulla vita e farlo entrare definitivamente nella storia del teatro dialettale.
Da allora sono passati esattamente trent’anni; la Compagnia dei Legnanesi, da lui fondata nel 1949, è da anni tornata, con un nuovo cast, a calcare i palcoscenici di tutta Italia con un successo crescente e sorprendente. Certificato anche dalla televisione: i tre spettacoli mandati in onda di recente in prima serata su Rete4 hanno raggiunto punte di audience che nessuno si aspettava.
La formula di questo teatro popolare continua insomma a funzionare da ben settant’anni e i Legnanesi, fedeli alla loro storia che vuole i personaggi femminili interpretati da uomini, sono diventati un emblema.
Ventisette furono gli spettacoli scritti da Musazzi più l’ultimo del 1988, “Va là tramvai”, che non riuscì a portare in scena per la malattia che un anno dopo lo condusse alla morte. I nuovi Legnanesi, capitanati da Antonio Provasio nel ruolo della Teresa, sono riusciti a recuperare e portare ancora più avanti questa storia, adattando i testi e creandone di nuovi, sempre incentrati sulle vicende della famiglia Colombo e del suo cortile. Sembra incredibile, ma lo scorso mese di luglio sono già cominciate le prevendite delle rappresentazioni del prossimo autunno: è la testimonianza vera di un successo che interroga anche molti big dello spettacolo.
Ma se Musazzi (che era nato nel gennaio 1921 a Parabiago) viene riconosciuto da tutti come una sorta di genius loci, in questo anniversario c’è qualcosa che stona: ed è il silenzio della città.
La crisi politica, che ormai dalla fine di marzo paralizza Legnano, ha impedito l’organizzazione di qualsiasi evento per rendere omaggio all’attore in questa pur triste ricorrenza.
Il programma estivo poteva invece essere l’occasione per inserire qualche iniziativa. Invece, da parte delle istituzioni, non è arrivato nulla. Un peccato. Non che Legnano lo abbia dimenticato: oltre alla via che gli è stata intitolata c’è la maschera-monumento, ideata dallo scultore e pittore Antonio Luraghi, che dal 1996 svetta in via Gilardelli. Sul basamento sono peraltro riportate alcune delle sue più celebri citazioni che dicono molto della sagacia e dell’ironia del personaggio. Tuttavia in altre circostanze anche in questo agosto si sarebbe probabilmente fatto qualcosa. Viene in soccorso proprio una sua frase: «Süca e melùn a la sò stagiùn». Tradotto in italiano: «Zucca e melone alla loro stagione». Cioè ogni cosa a suo tempo.
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