LA CITTÀ CHE CAMBIA
L’ex Carrefour parla cinese
Il supermercato di via Magenta passa nelle mani di una proprietà orientale. «Entro due mesi apriamo»

Cinesi quelli che hanno comprato, cinesi quelli che ci stanno lavorando, cinesi quelli che serviranno i clienti.
Il vecchio Carrefour di via Magenta, chiuso perché giudicato non più strategico dalla catena di supermercati francesi, ha trovato un nuovo acquirente, pronto a scommetterci senza timori.
«Stiamo sistemando tutto, per inizio ottobre dovremmo iniziare a riempire gli scaffali, entro due mesi apriamo», conferma Nicola Li (che, come tutti i cinesi, ha italianizzato il proprio nome) spiegando che i nuovi padroni non hanno tempo da perdere.
E infatti, da mattina a sera (chi vive lì, dice anche la domenica) gli operai verniciano, spostano, avvitano, montano gli impianti per creare un nuovo mercatone generico che andrà a soppiantare il market che ha invece chiuso all’inizio dell’anno.
L’invasione - in questo caso neanche troppo lenta - è dunque inesorabile e già creato qualche acceso dibattito, anche politico. La città ormai pullula di parrucchieri asiatici (i saloni più grandi e organizzati hanno ogni giorno la fila di italiani alle poltrone), bar gestiti da loro connazionali, negozi che riparano telefonini e altre apparecchiature informatiche, esercizi di elettronica e fai da te, inoltre attività dedicate all’abbigliamento low cost, alla vendita di oggettistica, senza dimenticare una decina di ristoranti, anche di marca giapponese ma di operatività cinese.
Ovviamente ci sono pure i controversi centri massaggi che continuano a resistere con i loro pannelli a intermittenza sulle vetrine e le tende a coprire quel che avviene dentro. Vale in periferia, certo, ma anche in pieno centro, perché le insegne - alcune in doppia lingua - corrono pure su via Milano e all’ombra del santuario di Santa Maria.
Ora l’ultima prova di forza (economica, ma anche progettuale) arriva dalla rotonda che un tempo fu del Bingo, poi del Carrefour e presto dei cinesi.
«Speriamo che almeno loro siano capaci di contribuire a portare un po’ di gente, perché altrimenti qui chiudiamo tutti da quanto poco è da mesi il passaggio di potenziali clienti», confessa un commerciante che ha l’attività lì a due passi.
L’addio al supermercato Carrefour ha aperto un vuoto preoccupante, su ogni fronte. Ora sono gli orientali la nuova speranza e nessuno si stupisce più di tanto.
Certo, chi opera nelle vicinanze segue con curiosità quello che sta avvenendo dentro le vecchie corsie. «Sono gentili, gran lavoratori ma misteriosi», dice un vicino di casa.
Se si prova a bussare, neanche fanno troppo caso al visitatore esterno che si muove nei loro spazi. Uno solo degli operai sa a malapena l’italiano, ma capisce che è il caso di chiamare il capo. Che risponde gentile: «Siamo pronti a scommettere su Busto Arsizio - dice al telefono - ma prima ci sono tante cose da sistemare, poi annunciamo tutto con precisione. Noi siamo già attivi a Milano e Novara, ora arriviamo anche lì. Bisogna solo aver pazienza un paio di mesi».
Il tono è quello di chi non ha tempo da buttare. Né paura di scommettere laddove altri hanno fallito.
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