LA TRAGEDIA
«Li ha uccisi una sbarra»
Fantinato e Guidotti morti per l’impatto con una barriera in ferro a fine pista. Inutili anche i primi soccorsi. Poi s’è scatenato l’incendio

L’impatto devastante contro una delle due pale d’elicottero AW 109 poste a sbarramento del campo volo. Questa - in attesa che l’inchiesta giudiziaria si completi - è, per chi ha assistito alla tragedia, la più probabile causa della morte di Antonio Guidotti e Dario Fantinato, le due vittime dell’incidente aereo accaduto il pomeriggio di domenica 20 marzo sulla pista di Cassano Magnago.
Le fiamme che hanno avvolto l’autogiro su cui il dentista di 51 anni e l’imprenditore sessantacinquenne stavano volando, si sarebbero dunque sprigionate in un secondo momento. Quando ormai per i due piloti non c’era più niente da fare.
Come confermano alcuni testimoni, un gruppetto di persone, subito dopo lo schianto dell’autogiro, ha provato a soccorrere i piloti, realizzando però che per entrambi non c’era più nulla da fare: letale era stato l’impatto della testa con la sbarra alta una quarantina di centimetri e lunga quattro metri e mezzo, scardinata dalla putrella in acciaio e trascinata poi per una decina di metri, prima che il velivolo finisse la sua corsa in un fossato.
Per i primi soccorritori - già sentiti dagli inquirenti - c’è dunque stato solo il tempo di provare a slacciare una delle cinture di sicurezza e di capire che la tragedia s’era appena compiuta. Poi s’è scatenato l’inferno.
Un indizio di fuoco
Altro dettaglio su cui s’indaga è proprio quello del rogo che ha incenerito l’autogiro e i corpi dei due piloti: un indizio che dimostra che i due compagni di volo non sono arsi vivi: chi pilota un autogiro sa che in caso d’emergenza, la prima operazione di sicurezza è quella di disattivare le utenze elettriche, proprio per evitare inneschi col carburante.
Il velivolo di Fantinato era appena decollato con un pieno di benzina (circa 70 litri), cioè il necessario per stare in volo oltre due ore.
Se fossero stati coscienti e in grado di reagire, dopo l’impatto con la sbarra, Fantinato o Guidotti, che volavano su un mezzo a doppi comandi, avrebbero staccato i collegamenti elettricie non si sarebbero sprigionate le fiamme che invece hanno costretto i soccorritori ad assistere impotenti a un macabro spettacolo, rimbalzato poi sul web come spietata icona della tragedia. L’arrivo successivo del carretto con l’idrante, è servito solo a evitare esplosioni in prossimità delle autovetture posteggiate nei pressi della pista e che le fiamme si propagassero al boschetto adiacente.
Avaria, errore o fatalità?
Un esperto pilota di autogiro - A.M. le sue iniziali - che si trovava all’Oasi nei momenti della tragedia e che conosceva bene le vittime e il loro modo di volare, domenica sera escludeva l’avaria del velivolo di Fantinato, sempre scrupoloso nei controlli e nel checkche si effettua prima di ogni decollo.
Piuttosto - ammoniva il pilota - «chi è abituato a decollare e ad atterrare a Cassano Magnago, una pista che muta condizioni ambientali di continuo, pensa che chi dei due aveva la cloche in mano sia stato tradito dal vento in coda».
«Quando si decolla dall’Oasi - spiega il pilota - è prassi procedere lungo la rotta Nord-Sud, cioè con la poppa a Carnago e la prua verso Oggiona, effettuare quindi un’ampia virata a sinistra, cioè verso Est, riattaccare la pista nella stessa direzione del decollo con una lieve picchiata e percorrere il campo volo radenti al suolo per lanciare l’autogiro alla massima velocità. Solo alla fine si cabra, cioè si prende la quota desiderata, senza timore di stallo».
Domenica pomeriggio, questa manovra è stata effettuata al contrario: l’autogiro di Fantinato e Guidotti ha riattaccato la pista dopo il decollo seguendo la direzione opposta (Sud-Nord), ovvero in favore di vento.
«In questo modo - prosegue l’esperto - la virata stretta che avrebbe dovuto riallineare l’autogiro alla pista, è stata influenzata dal vento, che ha abbassato la quota del velivolo, lasciandolo per di più inclinato. Così si possono spiegare le zappate delle pale nel terreno, che hanno provocato il distacco del rotore dall’autogiro, trasformandolo in un carrello senza controllo verso la fine della pista».
I due piloti, sballottati dall’inaspettato impatto col terreno, non hanno neppure avuto il tempo di accorgersi dove stessero finendo. Perché quella corsa impazzita, durata due o tre secondi, è terminata all’improvviso contro la sbarra. Se non ci fosse stata - conclude il pilota - «forse oggi parleremmo solo di due feriti e di un autogiro distrutto».
Le indagini proseguono
Saranno gli esperti di Civilavia (Enac) a ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente, non senza analizzare i resti dell’autogiro e le condizioni della pista del campo volo dell’Oasi di Cassano Magnago, sulla quale, da domenica pomeriggio, sono vietati decolli e atterraggi.
Le preghiere
In attesa del via libera ai riti funebri, è il momento delle preghiere per le due vittime della tragedia di domenica. Nella serata di martedì 22, alle 21 nella basilica di San Vittore, sarà recitato un Rosario in onore di Dario Fantinato. All’indomani, mercoledì 23, alle 20.30, la parrocchiale di San Grato a Bobbiate ospiterà un Rosario per Antonio Guidotti.
© Riproduzione Riservata