L’omicida rubava le carte dei Pokemon
L’uomo accusato di aver ucciso Carmela Fabozzi a processo per furti in un’edicola di Porto Ceresio

Duemila euro in contanti, ma anche biglietti Gratta e vinci, carte Pokémon, scatole di penne a sfera, giornali e pennarelli.
È il bottino che, secondo la ricostruzione della Procura, Sergio Domenichini riuscì ad accumulare nell’arco di quattro giorni con altrettante incursioni nell’edicola sul lungolago di Porto Ceresio.
Furti per i quali il sessantaseienne - attualmente in carcere con l’accusa di aver ucciso la pensionata Carmela Fabozzi, colpendola con un vaso alla testa nella sua casa di Malnate lo scorso 22 luglio - è sotto processo in Tribunale a Varese.
L’UDIENZA
Nell’udienza di ieri, il giudice Davide Alvigini avrebbe dovuto esaminare i video delle telecamere del chiosco che ripresero il ladro in azione. Ladro che fu poi riconosciuto dalla proprietaria proprio in Domenichini, che tra aprile e maggio di quattro anni fa frequentava l’edicola perché aveva manifestato l’intenzione di acquistarla. Ma la visione del “film” è stata rinviata dopo che il difensore dell’imputato, l’avvocato Francesca Cerri, ha sollevato un’eccezione, sostenendo - per la seconda volta - l’improcedibilità per difetto di querela perché questa fu presentata da una socia dell’edicola, non dal legale rappresentante della società, l’unico legittimato a farlo.
Una questione che ora diventa di primaria importanza alla luce della riforma Cartabia, in base alla quale il reato di furto (pur se aggravato, come in questo caso, dal “mezzo fraudolento”) non è più procedibile d’ufficio, ma solo a querela. La riforma, peraltro, prevede anche che in questi casi il giudice possa riaprire i termini per il deposito della querela da parte della persona offesa (parte civile con l’avvocato Mario Fontana). Ma trattandosi di nuove norme, il magistrato ha preferito prendersi qualche settimana di tempo per studiare il fascicolo; da qui il rinvio a fine febbraio, quando scioglierà la riserva sull’eccezione che potrebbe “salvare” Domenichini almeno da questa accusa.
I FURTI IN EDICOLA
Tornando ai fatti, in quei mesi del 2019 il 66enne riuscì a conquistare la fiducia della proprietaria dell’edicola di via Butti. Del resto, era stata un’agenzia immobiliare a mandarle quel potenziale acquirente e quindi la donna era tranquilla quando l’uomo entrava nel negozio con il pretesto di rendersi conto del tipo di lavoro e del giro d’affari dell’attività. Nessun sospetto neppure quando sparì una copia delle chiavi di ingresso: il primo pensiero fu quello di averle smarrite. Ma pochi giorni dopo, al ritorno dalla pausa pranzo, la titolare trovò una chiave spezzata nella serratura e si insospettì. Andò a vedere le immagini della videosorveglianza e si accorse di quell’uomo che, in quattro occasioni tra il 2 e il 5 maggio, era entrato nel negozio e aveva rovistato nella cassa e tra gli scaffali. Uomo che la donna poi riconobbe, puntando il dito proprio su Domenichini.
Il quale si trova sotto processo anche per un’altra vicenda legata a un’edicola, a Induno Olona. Il proprietario ha raccontato agli inquirenti che si era presentato per comprare il chiosco e che un giorno, quando lui si era dovuto assentare per un malore, il presunto assassino di Carmela Fabozzi rimase solo nel negozio: dal borsello del giornalaio sparirono due libretti degli assegni, poi usati per comprare libri scolastici per 150 euro.
© Riproduzione Riservata