L’EPILOGO
Sices, cancelli chiusi per sempre
Il Tribunale di Varese ha dichiarato il fallimento dell’azienda: 60 ancora in cassa

Tante proposte, ma nessuna è andata in porto. Così alla fine il mese scorso il Tribunale di Varese è stato costretto a dichiarare il fallimento di Sices Spa, l’azienda di Lonate Ceppino che per anni era stata leader nel settore dell’energia.
E anche la controllata Pensotti Fabbrica Caldaie Legnano ora è in bilico: il Tribunale ha respinto la proposta di concordato, nei prossimi giorni anche Fcl dovrebbe portare i libri in tribunale.
Il fallimento di Sices, società che già si trovava in liquidazione, è stato dichiarato lo scorso primo marzo: il Tribunale ha nominato come curatore Roberto Breva, la prima udienza per fare il punto sui debiti è stata fissata per il prossimo 26 giugno.
In base a una prima sommaria stima, parrebbe che negli ultimi anni di esercizio il gruppo Sices abbia accumulato debiti per un totale di oltre 80 milioni di euro. Poco meno di 56 milioni derivati dalla gestione della sola Pensotti Fcl Spa, che nel giugno dello scorso anno aveva proposto al Tribunale un concordato preventivo.
Nelle intenzioni della società, il concordato avrebbe dovuto reggersi sulla cessione del ramo d’azienda caldaie alla società Termoidraulica Industriale di Battipaglia. Ulteriori risorse sarebbero eventualmente state reperite con la vendita o l’affitto del capannone di via Boccaccio a Legnano, che la società aveva acquistato nel 2007 proprio per rilanciare lo storico marchio Pensotti 1881.
Al primo gennaio 2018, le società del gruppo Sices contavano un totale di 130 dipendenti divisi tra la storica sede di Lonate Ceppino, i cantieri e gli stabilimenti di Legnano e Porto Torres. Fino a quel giorno sia Sices che Fcl avevano sempre pagato puntualmente gli stipendi, ma poi la situazione finanziaria del gruppo era velocemente degenerata.
Alla base della crisi, le mutate condizioni del mercato: oggi anche a livello industriale si prediligono tanti piccoli impianti di generazione di energia (meglio se verde), Sices ed Fcl erano invece specializzati (come anche la Stf di Magenta) in grandi impianti tradizionali.
La scorsa estate i dipendenti del gruppo erano già diventati 95, quasi tutti concentrati in Fcl: i sindacati hanno combattuto una dura battaglia per permettere a tutti di ottenere la cassa integrazione: a oggi i dipendenti ancora in forze alla società che stanno sfruttando l’ammortizzatore sociale sono una sessantina.
Il piano che prevedeva di riuscire a onorare almeno la metà dei debiti era troppo generico: a questo punto ogni ulteriore tentativo di salvataggio è diventato impossibile. Per Sices la storia è finita: per Fcl la decisione del Tribunale arriverà nelle prossime settimane.
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