IL PROCESSO
Evade con l’amante in motel
Aveva il permesso di uscire per «svago»: assolto

Era agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta, ma non li rispettava. O meglio, così sostenevano gli inquirenti che a dicembre del 2014 lo iscrissero nel registro degli indagati. Del resto, fuori di casa, non faceva nulla di male: si incontrava nella stanza di un motel con l’amante, perché certo la moglie non avrebbe gradito visite tra le mura domestiche. Poco ci è mancato che andasse in frantumi il matrimonio, ma la consorte non seppe mai per quali reati il marito fosse di nuovo nei guai. Sta di fatto che ieri, mercoledì 25 novembre, l’uomo è stato assolto: l’avvocato Davide Toscani ha dimostrato che non ci fosse alcun dolo di evasione.
Il cinquantenne aveva infatti una doppia autorizzazione a uscire dall’abitazione, una concessa per motivi di lavoro (in effetti aveva trovato un’occupazione come operaio in una piccola impresa) che valeva durante il giorno e una per ragioni personali tra le 18 e le 20. Chi potrebbe mai obiettare che il rendez-vous con l’amante non fosse una motivazione personale? Il pubblico ministero, al termine della requisitoria, ha chiesto una pena di un anno. Il giudice Rossella Ferrazzi ha stabilito «che il fatto non costituisce reato». Le fuitine - nemmeno una decina in totale - risalirebbero a maggio e giugno del 2014. Ma l’avvocato Toscani spiega: «Mancava la prova certa che lui fosse in motel perché i carabinieri non l’hanno mai sorpreso in flagranza, si sono basati solo sui flussi telematici che ogni hotel deve trasmettere al commissariato di polizia o alla questura circa la presenza degli ospiti».
I militari operanti - sentiti come testimoni durante il dibattimento - hanno ammesso di non aver mai acquisito i cartellini alberghieri con la firma dell’imputato, «quindi non sappiamo se la persona indicata nei flussi fosse proprio lui. E in ogni caso, anche se nei giorni indicati l’imputato si trovava in una camera d’albergo, lui aveva la doppia autorizzazione e lui confidava legittimamente di essere autorizzato a trascorrere qualche ora di svago». Il cinquantenne è uscito indenne da questa vicenda: innocente sul fronte penale, insospettabile su quello coniugale.
Un anno fa, invece, un trentenne era stato condannato a un anno di carcere dal Tribunale di Varese dopo che era evaso dai domiciliari per andare a mangiare dalla mamma: attività, questa, proibita nel suo caso.
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