IL PROCESSO
‘Ndrangheta in attesa
In aula si va a maggio: parola ai difensori di Mario Filippelli ed Enzo Rispoli

Si allungano i tempi per la cosca di Lonate Pozzolo trapiantata da Cirò Marina: le udienze previste per oggi, 25 marzo, e per il 30 marzo prossimo sono state rinviate a maggio, a data non ancora individuata.
C’era da immaginarlo, data la paralisi imposta dall’epidemia del covid 19. Sarebbero state due puntate cruciali della saga ‘ndranghetista che la direzione distrettuale antimafia ha raccontato in decenni di indagini sul territorio: avrebbero dovuto prendere la parola gli avvocati Gianluca Fontana, Michele D’Agostino e Lucia Giuditta Corigliano - difensori di Mario Filippelli, Vincenzo Rispoli e del figlio Alfonso - per tentare di smontare l’assunto accusatorio, ma per confutare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele De Castro c’è ancora da attendere.
Dovrà farsene una ragione Rispoli senior, che per gli inquirenti è il vertice della cupola e che durante una delle scorse udienze, ripreso in videoconferenza, gesticolava e fremeva sentendo parlare del suo ex braccio destro, un siciliano prestato alla ‘ndrangheta di cui si era sempre fidato.
I pubblici ministeri Alessandra Cerreti e Cecilia Vassena, nella loro requisitoria, hanno tributato grandi meriti a Emanuele a al figlio Salvatore, motore che ha innescato il pentimento paterno. «Questo fenomeno non si era mai visto. Un figlio maschio che convince il padre a spezzare il gioco mafioso è una motivazione per la collaborazione che merita di essere valutata, ha un valore fortissimo, ci dà molta speranza nell’attività di contrasto a questa associazione mafiosa che basa proprio sul vincolo di sangue il suo pilastro più forte».
Le pene richieste, considerato lo sconto che deriva dal rito abbreviato, per il capo della ‘ndrina di Lonate e Legnano Vincenzo Rispoli sono di sedici anni, quattro per il figlio Alfonso. Ben quattordici anni per Mario Filippelli, dieci anni per Cataldo Cilidonio e Giovanni Cilidonio, dodici anni per Olindo Lettieri.
Altissima la richiesta per l’ex consigliere comunale di Ferno Enzo Misiano, in quota Fratelli d’Italia: undici anni di reclusione. Sei anni per Angelo Torquitto (che, difeso dall’avvocato Roberto Aventi, il mese scorso è stato rimesso in libertà) altrettanti per Giuseppe Spagnolo, tre anni e sei mesi per l’ex consulente fonico della procura G. V. (che non risponde di reati mafiosi), quattro anni per Giovanni Pisani, quattro anni e quattro mesi per Antonia Versaci, quattro per Giovanni Sirianni, nove per Cataldo Murano, dieci anni per Andrea Paccanaro, tre per Michele Pagliari, nove anni per Francesco Basile, tre anni e quattro mesi per Giuseppe Bevilacqua.
Hanno deciso di patteggiare Daniele e Michael Murano, ma il quantum non è ancora stato definito.
Antonio De Novara aveva deciso di accodarsi al processo dibattimentale che si è aperto a Busto il 6 febbraio scorso. Per i due pentiti, Salvatore ed Emanuele De Castro. Tra sconti previsti per la collaborazione e attenuanti di sorta, la procura ha chiesto cinque e tre anni di pena. Vanessa Ascione, compagna di De Castro junior, due anni con sospensione condizionale, «che fa quello che fa solo perché è la fidanzatina di Salvatore», ha valorizzato la procura antimafia.
Infine, per il marocchino Tarik Aarsa, i pm hanno chiesto quattro anni e quattro mesi.
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