LA SENTENZA
Tragedia nel tunnel: nessun colpevole
Tutti assolti per la morte dell’operaio che nel 2013 fu colpito da un sasso durante la costruzione di Pedemontana

Nessun colpevole per la morte di Costanzo Palmo, il cinquantacinquenne operaio calabrese vittima di un infortunio sul lavoro durante la costruzione della galleria Morazzone, nel cantiere di Pedemontana.
A tre anni dall’apertura del processo per cooperazione in omicidio colposo, ieri, venerdì 13 settembre, in Tribunale a Varese è arrivata la sentenza che scagiona il datore di lavoro, il coordinatore della sicurezza e il responsabile del cantiere in cui, la mattina del 21 gennaio 2013, Palmo fu colpito alla testa da un sasso caduto dall’alto.
«Assolti perché il fatto non costituisce reato», ha deciso il giudice Cristina Marzagalli. E anche la società, la Europea 92, è stata dichiarata «non responsabile».
Per conoscere le ragioni di questa sentenza bisognerà attendere le motivazioni, che saranno depositate entro sessanta giorni. Ma la formula dell’assoluzione - è l’analisi a caldo dei legali - lascia intendere che manchi l’elemento soggettivo del reato, in questo caso la colpa, intesa come negligenza o imperizia per non aver predisposto un adeguato piano operativo di sicurezza non informando i lavoratori sui rischi di quell’intervento o, a seconda dei ruoli, per non aver eseguito correttamente i lavori di scavo. Nelle loro arringhe i difensori (gli avvocati Alberto Zanetta, Giuseppe Gioffrè e Marco Franco) hanno sostenuto come l’azienda e i tre imputati abbiano rispettato tutte le norme in materia di sicurezza sul lavoro, non risparmiando sui costi. La responsabilità, invece, secondo loro sarebbe da cercare in un errore umano, compiuto da qualche collega della vittima durante le operazioni di posa della centina metallica facente parte del rivestimento di prima fase della volta della galleria. Colleghi ascoltati come testimoni in aula ma alcuni dei quali mai inseriti nell’elenco degli indagati per questa tragedia (dieci le persone che sei anni fa ricevettero l’avviso di garanzia, sette delle quali uscirono di scena durante la fase delle indagini preliminari). Il pm aveva chiesto l’assoluzione del coordinatore della sicurezza e la condanna degli altri due imputati.
Una sentenza che ha lasciato a bocca aperta i famigliari di Palmo presenti in aula: «Non ce lo spieghiamo. Come è possibile?», continuavano a ripetere al legale di parte civile, l’avvocato Giancarlo Trabucchi, anche lui incredulo e ansioso di leggere le motivazioni. Ma la «partita» non è finita: moglie, figli e fratelli di Palmo sono decisi a continuare la loro battaglia in Corte d’appello.
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