LA POLEMICA
«L’Ue riconosca il ruolo delle nostre Regioni»
Fondi di coesione. L’assessore lombardo Guidesi: 4,5 miliardi potrebbero dimezzarsi
Ricordate la Lega di lotta e di governo? Gli ultimi interventi in ordine di tempo dell’assessore leghista allo Sviluppo economico Guido Guidesi contro la proposta di bilancio pluriennale (2028-2034), avanzata dalla Commissione dell’Unione Europea a metà luglio e volta a sottrarre la gestione dei fondi europei di coesione e sviluppo alle regioni per affidarla in via esclusiva (seguendo il modello Pnr) ai singoli Stati nazionali, sembrano evocare le battaglie del primo Carroccio. Per altro la battaglia non è solo un’esclusiva della Lega federalista (meno di quella a trazione Vannacciana) se con tanto di risoluzione al parlamento europeo i gruppi Socialisti, Ppe, Renew Europe, Ecr (Conservatori e Riformisti Europei) e Verdi hanno chiesto a Ursula von der Layen e alla Commissione da lei guidata di fare retromarcia in materia, «favorendo piuttosto una gestione concorrente dei fondi e riconoscendo il ruolo che le regioni rivestono nella coesione».
Salito a metà settimana a Bruxelles, dove ha partecipato a una manifestazione contro il bilancio Ue promossa dall’Alleanza per la coesione,
EFFETTI NEFASTI
Guidesi non ha dubbi sugli effetti nefasti della bozza di riforma: «Portare avanti la proposta comporterebbe il rischio concreto di vedere dimezzati gli oltre 4,5 miliardi di euro che grazie ai fondi europei di coesione in questi ultimi sette anni sono finiti nelle casse di Regione Lombardia. Si tratta, per la cronaca, di fondi che utilizziamo nella programmazione europea per aiutare le aziende, lo sviluppo, l’agricoltura, la formazione e la ricerca e tutto ciò che ha consentito alla Lombardia di essere la locomotiva dei Paesi e uno dei quattro motori economici d’Europa».
A seguire il ragionamento dell’assessore Guidesi, le modifiche con annessi tagli dei fondi, così come auspicato dalla Commissione UE, «vuol dire anche cancellare il rapporto diretto tra la Commissione europea e i territori, cancellare il senso della realtà che viene portato dai territori e mettere a rischio le decisioni che poi risultano inefficaci.
Per la Lombardia la centralizzazione dei fondi allo Stato centrale vorrebbe dire aspettare i tempi di Roma. E noi non ce lo possiamo permettere, perché per competere a livello internazionale dobbiamo noi come Regione Lombardia dobbiamo poter continuare a correre».
FARE LA PROPRIA PARTE
Ma c’è di più secondo Guidesi: «I fondi europei di coesione e sviluppo, che rappresentano - e lo ribadisco - la stragrande maggioranza delle risorse a disposizione per le politiche regionali a supporto delle imprese, devono rimanere in capo alle Regioni. I territori vogliono continuare a fare la propria parte, vogliamo renderci utilialle nostre imprese con strumenti efficaci così da permettere alle stesse di raggiungere i loro obiettivi nel minor tempo possibile. Ma se i processi restano ostaggio della burocrazia o di logiche centralistiche, si rischia di rallentare o addirittura bloccare la competitività dei nostri territori che significa frenare l’economia del Paese».
NORD VS SUD
Le paure che accomunano la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Baviera sembrano tutt’altro che campate in aria. Fatto salvo che un terzo dei 50 miliardi destinati all’Italia nel bilancio 2028-2034 dovranno essere investite alla voce riarmo, venendo meno alla governance in capo ai territori, le risorse potrebbe essere redistribuite in modo diverso, magari - e questo il timore di Palazzo Lombardia - anche penalizzando le regioni del Nord in favore di quelle del Mezzogiorno.
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