LA SENTENZA
Mafioso? No, amico di Corona
Assolto in un maxiprocesso in Sicilia un legnanese titolare di un bar di Cerro

Nell’indagine il legnanese era finito per un equivoco: amico di Fabrizio Corona e della starlette Cecilia Rodriguez, Cantarella li portò in una discoteca di Catania per una serata vip. Nei giorni successivi gli inquirenti captarono le telefonate in cui l’imputato chiedeva il denaro per la sua intermediazione e si convinsero che stesse effettuando una sorta di recupero crediti per conto dei mafiosi. Un po’ come se fosse la loro longa manus, insomma. Venne quindi arrestato e rimase in carcere venti giorni, poi il tribunale del riesame lo rimise in libertà.
Ora la sua posizione è stata chiarita, grazie all’asso che l’avvocato Viazzo ha tirato fuori dalla manica, depositando al collegio presieduto dal giudice Roberto Passalacqua i filmati dell’ospitata nel locale sul lungomare del capoluogo siciliano.
«È stata fraintesa la richiesta del cachet con una fattispecie illecita, ma finalmente abbiamo dimostrato l’estraneità di Cantarella ai fatti contestati», commenta soddisfatto il legale. Condannato a quattordici anni e tre mesi di reclusione invece William Cerbo, l’imputato chiave della vicenda, che è molto più articolata. Il pubblico ministero della Dda Andrea Bonomo, aveva portato a galla gli affari di alcune imprese - tra cui, appunto, anche discoteche - gestite da Cerbo e dal padre Francesco, condannato a otto anni, mettendo in evidenza i presunti collegamenti con il clan Mazzei, in particolare con il capomafia Nuccio. Collegamenti che avevano portato gli inquirenti a formulare le accuse di intestazioni fittizie e bancarotta fraudolenta.
Il tribunale etneo ha comunque escluso per quasi tutti gli imputati l’aggravante mafiosa e ha emesso sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Nuccio Mazzei. L’uomo era stato già giudicato per lo stesso reato nell’ambito di un’altra grossa inchiesta catanese contro la criminalità organizzata.
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