MUSICA
Magic Sound, concerto numero 450
La band festeggia l’importante traguardo con un’esibizione a Vedano Olona

Sabato alle 22.15 il Rock dei Magic Sound torna a due passi da Varese per festeggiare un numero importante: il 450° concerto in dieci anni, anche se alle spalle ne avrebbero molti di più.
La band di Maurizio Cervara (chitarra e voce), Alex Festa (chitarra e voce), Silvio Rubino (basso) e Paolo Barducco (batteria e voce) porterà sul palco dell’Arlecchino Show Bar di Vedano i maggiori successi di Pink Floyd, Deep Purple, Led Zeppelin, Queen, Vasco Rossi, Zucchero e molti altri, per una serata dedicata al Pop/Rock d’annata.
I Magic Sound sono nati nel 1970 - per intenderci l’anno di uscita dell’album «Atom Heart Mother» dei Pink Floyd e del debutto solista di Syd Barrett - subito dopo l’esperienza degli Squali datata 1968. Sciolto il gruppo nel ’76 si sono ritrovati nel 2000 a un concerto dei Deep Purple dove si è riaccesa la scintilla. Da lì sono ripartiti e non si sono più fermati, con vari cambi di formazione.
Oggi sono molto apprezzati non solo a Varese ma anche in Svizzera, dove si esibiscono da diversi anni, richiamando un pubblico di tutte le età. Insieme a Maurizio e Paolo, abbiamo parlato di ritorni, musica live e ci siamo concessi un viaggio musicale dai Settanta ad oggi.
È tanto che mancate da Varese?
Tra Covid e non, erano due anni che non suonavamo più da queste parti. È bello tornare. Siamo arrivati al concerto numero 450, ma in realtà sono di più perché abbiamo contato solo quelli degli ultimi dieci anni.
Maurizio, tu e Silvio Rubino siete nei Magic fin dal 1970. Come sono stati gli esordi?
Ci siamo formati a Induno. Il gruppo ha debuttato al Salone Teatro dell’Oratorio e i nostri primi strumenti erano rudimentali come una batteria ricavata dai fustini del Dash e chitarre costruite un po’ così. Poi ci siamo affinati e siamo passati agli strumenti veri. Suonavamo Led Zeppelin, Black Sabbath, New Trolls ma ascoltavamo anche i Creedence e Battisti. I locali dove facevamo i concerti oggi non ci sono più.
Paolo, cos’ha il Rock che la musica ‘da studio’ di oggi non ha?
E’ più coinvolgente e non morirà mai. Piace perché prende allo stomaco e ha un’anima: è un piede che batte, un rito collettivo.
Che aria tira nei locali?
Lasciando perdere il Covid, in Italia da qualche anno la burocrazia ha fatto scendere l’interesse dei locali per la musica live. In Svizzera va un po’ meglio perché lì tanti apprezzano il Rock e molti locali lo propongono.
Avete seguito il Festival?
Un po’. È bello vedere tanti giovani che si affacciano alla musica e non i soliti artisti. In generale però il Festival è diventato più scena che sostanza.
Quali sono i concerti più belli che avete visto?
(Paolo) Io sono cresciuto con i Pooh e Dalla, se ci fosse ancora andrei a rivederlo. Poi Vasco a San Siro nel ’90 e gli AC/DC a Torino.
(Maurizio) Da ragazzo ho visto i Jethro Tull al Palazzetto di Varese e ricordo che c’ero andato in bicicletta. Poi i Deep Purple.
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