LA MINACCIA
Cinghiali nel parco, “caccia” digitale
Sistema informatico per mappare i branchi sempre più presenti sul territorio

Mappare i luoghi di passaggio dei cinghiali per cercare di contenere “l’avanzata” dell’ungulato più famoso e presente sulle Prealpi varesine.
Se finora le misure di contenimento alla proliferazione del cinghiale attraverso la caccia, sono state solo parzialmente efficaci, ora il Parco Valle del Lanza cerca un’altra via. L’ente ha infatti avviato un progetto di “citizen science”, coinvolgendo la popolazione nella ricerca scientifica e nella raccolta di dati di presenza sul territorio, «per orientare al meglio futuri interventi di gestione e contenimento, in collaborazione con le autorità preposte».
Partecipare è molto semplice, basta avere un account Gmail, collegarsi all’indirizzo del progetto e seguire le istruzioni, collegandosi sul campo con lo smartphone o comodamente da casa tramite computer al sito http://bit.do/cinghialeplislanza. A quel punto bisogna cliccare su “Aggiungi indicatore” e sul punto in cui si sono rilevati dei segni di presenza e completare il questionario, indicando la data e cosa è stato trovato. E cioè una fra le quattro segnalazioni possibili: la presenza di un cinghiale in carne e ossa oppure di un segno del suo passaggio. E quindi una grufolata, ossia il segno lasciato dall’animale scavando il terreno a caccia di cibo; un insoglio, e quindi le pozze fangose dove ama rotolarsi, oppure un grattatoio, un albero dove elimina il fango rinsecchito dopo il “bagnetto”.
A quel punto il “cercatore di cinghiali” può aggiungere una fotografia e salvare la segnalazione, che sarà successivamente gestita dal personale delle Guardie ecologiche volontarie del Parco.
«È molto importante - ricordano dall’ente ambientale - avere segnalazioni datate e complete di documentazione fotografica, per capire l’evoluzione della presenza del cinghiale sul territorio, che sta diventando uno dei principali problemi ecologici delle nostre zone. L’elevata natalità, la scarsità o totale assenza di predatori naturali (come il lupo), e la disponibilità di cibo, stanno favorendo un’ampia diffusione della specie che porta spesso con sé i danni che la sua presenza inevitabilmente causa. Non va dimenticato, tuttavia, che è stato l’uomo a favorire l’ampliamento dell’areale di presenza, con introduzioni a fini venatori dalla metà del secolo scorso che ben presto si sono trasformate in una diffusione incontrollata. Per una corretta ed efficace gestione della problematica è indispensabile conoscere la consistenza delle popolazioni e questo nuovo progetto del Parco Valle del Lanza è il primo passo in questa direzione».
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