IL CASO
Famiglia sfrattata vive in auto
Mamma, papà e un figlio piccolo senza casa: «Dateci una mano»

Mamma, papà, un bambino piccolo e un gatto, da qualche giorno vivono in auto e lanciano un appello: «Aiutateci».
Cerca un lavoro e soprattutto casa la famiglia che, da qualche giorno, è stata costretta a trasferirsi e vivere in una vettura alla periferia di Malnate.
Di giorno si spostano a seconda di dove resta l’ombra delle piante. Di notte, come giaciglio, usano i sedili. Da inizio marzo hanno subìto uno sfratto, poi il Comune li ha aiutati fino a pochi giorni fa, quando l’assistenza è terminata.
«Abbiamo chiesto una casa popolare e ancora degli aiuti al Comune, ma non ci sono stati più dati - afferma il papà - e quindi eccoci qui in mezzo a una strada. Cerco la salute della famiglia e, questa settimana, ho una prova in un ristorante della zona ma posso anche lavorare come addetto alle pulizie, magazziniere, autista, manovale nel carico e scarico. Speriamo vada bene questo tentativo, altrimenti diventa dura. Cerco soltanto di far star bene la mia famiglia e chiedo alle persone di mettersi una mano sul cuore e di aiutarci».
Della vicenda parla Maria Croci, assessore ai Servizi sociali che ha seguito il caso. Oggi, in attesa della nuova giunta, non è stata ancora confermata, anche se il rinnovo del suo mandato dovrebbe essere certo pure col sindaco Irene Bellifemine: «Da marzo fino a domenica scorsa - spiega - la copertura economica alla famiglia l’ha data il Comune e, in particolare, abbiamo garantito un’abitazione per assicurare al bambino di poter terminare regolarmente l’anno scolastico. Abbiamo cercato di fornire un aiuto anche sul fronte del lavoro, ma non ci sono stati sbocchi».
Purtroppo, però, il Comune non può assistere tutti e per sempre: «Appurato - conclude Croci - che questa famiglia abbia una rete di parenti, non a Malnate, ma comunque anche in Italia, e in attesa che un genitore trovi lavoro, abbiamo ritenuto che potessero farsi aiutare da questi parenti, così come successo in altri casi. Di certo non li abbiamo abbandonati».
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