L’OMICIDIO
Delitto Fabozzi: il depistaggio, l’amico e i cellulari (ritrovati)
Udienza preliminare, chiesto il rinvio a giudizio di Domenichini. Avrebbe ucciso Carmela al mattino a Malnate, poi a mezzogiorno la mossa per depistare. Crisafulli accusato di favoreggiamento

Prima l’omicidio. Poi la mossa per depistare le indagini. Sergio Domenichini sarebbe andato due volte nella corte di Malnate su cui si affaccia l’appartamento di Carmela Fabozzi. La prima volta all’inizio della mattinata, quando avrebbe colpito nove volte alla testa con un oggetto contundente e un vaso in vetro blu la pensionata di 73 anni, uccidendola in casa e rapinandola. E poi di nuovo nella tarda mattinata, intorno a mezzogiorno, quando sarebbe tornato in via Luigia Sanvito con l’obiettivo di depistare le future indagini e crearsi quello che pensava sarebbe stato un alibi: per questo aveva chiesto notizie di Carmela, che in realtà era già morta da ore.
L’ACCUSA DI FAVOREGGIAMENTO
Questa ricostruzione del delitto - avvenuto il 22 agosto dell’anno scorso - secondo Procura di Varese e carabinieri è emersa ieri, mercoledì 21 giugno, in occasione dell’apertura dell’udienza preliminare, che per l’omicidio di Malnate vede davanti al gup Stefania Pepe appunto Sergio Domenichini, 67 anni, in carcere dallo scorso agosto, e il varesino Antonio Crisafulli, 62 anni, che è accusato di favoreggiamento personale. Sarebbe stato lui, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, ad aiutare Domenichini a eludere le investigazioni dell’autorità giudiziaria. L’avrebbe fatto, nella prima parte della mattinata, lasciando l’amico in via Luigia Sanvito, facendo un giro con la 500X noleggiata dall’altro e recuperandolo dopo la rapina con omicidio (bottino una catena in oro con medagliette e alcuni anelli sempre in oro della vittima). E poi avrebbe aiutato ancora Domenichini, «che indossava indumenti sporchi di sangue», portandolo sul fiume Olona, sul cui greto finirono i due cellulari di Carmela spaccati (in seguito recuperati dai carabinieri: altra notizia di ieri), e infine in un compro oro di Varese per la vendita dei preziosi.
DOMENICHINI ASSENTE ALL’UDIENZA
Ieri mattina Domenichini, difeso dall’avvocato Francesca Cerri, non ha partecipato all’udienza preliminare: il suo legale ha chiesto prima l’abbreviato e il gup ha detto no, perché l’accusa è pluriaggravata, e dovrà essere la Corte d’Assise a esaminarla, e poi ha chiesto il proscioglimento del sessantasettenne a fronte della richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero Valeria Anna Zini.
CRISAFULLI PRESENTE
Presente invece Crisafulli, difeso dall’avvocato Martina Zanzi, che sulla base dei risultati delle indagini non ebbe nulla a che fare con rapina e omicidio, e ieri ha tentato di uscire dal processo con la messa alla prova (in subordine, richiesta di rito abbreviato, che a lui invece potrà essere concesso). Ed erano presenti anche il figlio di Carmela, Angelo, e la nipote Martina, assistiti dagli avvocati Andrea Boni e Enzo Andrea Cosentino. I due legali hanno chiesto anche loro il rinvio a giudizio di Domenichini, nei confronti del quale c’è stata costituzione di parte civile. Su tutto il gup Pepe si pronuncerà il prossimo 28 giugno.
Si diceva delle aggravanti. Per quanto riguarda l’omicidio sono tre: i motivi abietti e futili (tutto sarebbe avvenuto per pagare una vacanza a Lignano Sabbiadoro), la crudeltà e la minorata difesa (fu colpita un’anziana sola in casa).
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