CARMELA FABOZZI
Malnate, l’analisi di un delitto
Rapina finita in tragedia o uccisa da una persona amica? Le ipotesi al vaglio degli inquirenti

Tre settimane: tanto è passato da quel venerdì 22 luglio in cui un figlio ha trovato la madre morta in casa a Malnate. Assassinata. Colpita con violenza alla testa da un oggetto che non è stato recuperato, sparito insieme al killer e ai due cellulari della vittima.
Carmela Fabozzi è morta a 73 anni per mano di una persona che conosceva, che forse considerava fidata e amica? Oppure la sua fine è arrivata come conseguenza tragica di un furto, di una rapina o di una truffa? Abbiamo analizzato i fatti noti e messo insieme i pro e i contro di ciascuna ipotesi.
Va detto che gli inquirenti stanno seguendo la pista dell’assassino conosciuto dalla vittima, e in effetti gli elementi a favore di questa ipotesi sembrano solidi, ma non si può escludere con assoluta certezza che il destino tragico di Carmela non sia stato determinato dal caso.
Intanto vanno avanti le indagini del Ris dei carabinieri, che all’inizio di questa settimana ha passato al setaccio l’appartamento sotto sequestro della donna con tutta la sua sofisticata strumentazione, ricostruendo la scena del crimine, anche in 3D grazie a laser scanner ad alta definizione. Ore di lavoro con tamponi, polveri per raccogliere impronte digitali, campioni di sangue e altri materiali organici dai quali sia possibile ricavare il Dna. Reperti già raccolti nelle prime ore dopo la scoperta della morte della vedova dai colleghi del Nucleo Investigativo di Varese e inviati ai laboratori di Parma per l’accertamento tecnico irripetibile disposto dalla Procura di Varese. Accertamento a cui si è aggiunto ora un “supplemento” chiesto dallo stesso pubblico ministero per reperire ulteriori tracce che possano aiutare a identificare l’autore di un omicidio che, al momento, non ha né arma né movente. L’impressione è che una svolta nelle indagini arriverà dopo che tutti gli accertamenti del Ris si saranno conclusi, nella speranza che un Dna arrivi a costituire la prova schiacciante contro l’assassino di via Sanvito.
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