IL NARCOTRAFFICO
In pancia ovuli di coca. Morto
Il malore a Malpensa: ventottenne ricoverato a Gallarate, non ce l’ha fatta. Indagini in corso
Era un mulo, un soldatino del narcotraffico, buttato allo sbaraglio per poche migliaia di euro che certo non gli avrebbero risolto la vita.
E lui, un ghanese di ventotto anni, la vita l’ha persa.
Sbarcato settimana scorsa a Malpensa con una quantità non ancora precisata di ovuli di cocaina, il giovane corriere ha iniziato a tremare, sudare. Non era una messa in scena per evitare i controlli, le condizioni dell’africano stavano precipitando a vista d’occhio. Trasportato d’urgenza all’ospedale di Gallarate, ormai privo di sensi, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione. E non ce l’ha fatta.
Il pubblico ministero Rossella Incardona ha già disposto l’autopsia, che verrà eseguita entro lunedì.
Due le ipotesi più probabili del decesso: la rottura di uno degli involucri che il ventottenne aveva nell’intestino, quindi un’intossicazione acuta di stupefacente, oppure un malore cardiocircolatorio, comunque collegato all’ingestione della droga. È il rischio più elevato a cui sono esposti i corrieri dei cartelli internazionali ed è di certo molto più drammatico di quello di finire in carcere. Ingoiare le capsule non è un lavoro da poco.
C’è un vero e proprio addestramento all’assunzione degli ovetti, che possono essere di plastica e termosaldati, di lattice, oppure semplici preservativi o palline di carta avvolte in nastro isolante, quindi ad altissima probabilità di rottura. Esofago e stomaco vengono abituati a tenere giù corpi solidi con frutti esotici duri, spinti in gola con l’aiuto di sciroppi molto densi. Una volta allenati gli organi coinvolti nell’operazione, all’ovulatore viene somministrato un anestetico locale per evitare i riflessi del vomito.
Con una pinza molto lunga, senza toccare la faringe, le capsule vengono appoggiate una a una in gola e quindi deglutite.
Prima di imbarcarsi per Malpensa il vettore prende anche un antidiarroico, per trattenere ogni stimolo: la dose viene calcolata sulla base del tempo del viaggio, tenendo conto degli eventuali ritardi dell’aereo.
Quando ce la fanno a superare i controlli di guardia di finanza, agenzia delle dogane o Polaria, il più è fatto.
In genere gli ovulatori si dirigono in qualche stanza di albergo già prenotata dall’organizzazione e lì restano in attesa di liberarsi completamente del carico.
Quando invece vengono “beccati” fanno tappa obbligata all’area Swollowers 1, la struttura sanitaria-detentiva inaugurata al Terminal 2 a dicembre del 2010 dall’allora comandante delle fiamme gialle dello scalo Emilio Fiora.
Lì c’è l’ormai famosa toilette supertecnologica, che ha consentito di eliminare lo sgradevole contatto diretto che le forze dell’ordine avevano con gli ovuli e che ha ridotto i rischi per la salute degli stessi corrieri. Ma qualcosa può sempre andare storto. E l’esito, nel caso, è fatale.
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