IL CASO
Emilietta: a Malpensa da 22 anni
È tornata la donna che vive nell’area Arrivi del Terminal 1

Un giorno come tanti altri a Malpensa. C’è chi parte e chi arriva. Chi deve fare il biglietto e chi guarda i tabelloni degli orari sognando la vacanza.
Passa la macchinetta con sopra due poliziotti: è tutto in ordine attorno. Al bar un cinese sorseggia un caffè, forse così buono non lo trova dalle sue parti.
Nell’area degli Arrivi, di fronte all’uscita 4, si vedono due carrelli portabagagli coperti da un plaid vicino al muro.
Poco distante una donna piega gli asciugamani, i quotidiani sono ordinatamente disposti sulle poltroncine d’attesa, sul tavolino le posate in plastica, un bicchiere e un paio di bottigliette d’acqua.
È la casa di Emilietta, tutti la chiamano così, anche se all’anagrafe risponde al nome di Cesira Ton, padovana d’origine. Di lei hanno già scritto i giornali di tutto il mondo.
LA COSCIENZA PULITA
«Alla festa della donna sono passata io avanti a tutte», sorride. Un po’ di tempo fa era sparita da Malpensa ma è tornata. «Sono stata all’ospedale tre volte in un mese, mi hanno operato alla cataratta. E adesso dovrei pensare a gambe e braccia, faccio fatica per la circolazione».
Gli anni passano ma Emilietta non si arrende: «Ho 27 anni, il giorno che cominciava la guerra – scherza - sono arrivata anch’io. Solo che la guerra è finita invece per me continua ancora. Ma non fa niente: la giovinezza non sta negli anni ma in quello che si ha nel cuore. Quando hai la coscienza pulita cammini anche al buio e stai bene».
«MI LANCIANO I COLTELLI»
Emilietta è tornata ma ormai da un po’ di tempo ha cambiato posto, non più su quella panchina gelida: «Là vicino alla scala ho fatto più di vent’anni, qui resta un posticino più riservato, nascosto».
E c’è un motivo del trasloco, non solo l’operazione: «Ero andata via perché c’è chi mi lanciava i coltelli addosso. Ué se non stai attento, qui ti mazzano. Adesso questa persona si è calmata e io sono passata dall’inferno al purgatorio, ma non è il letto di casa. Il mio obiettivo è stare con la mia famiglia, però non mi lasciano partire, sono una gran pubblicità per loro, sono ventidue anni che sono qui. Tutti hanno le loro croci, ma io ho un crusun».
«QUI C'È DI TUTTO DI NOTTE»
Emilietta dorme rannicchiata sui seggiolini dell’aeroporto, fa il bucato in bagno, mangia scaldando il cibo comprato al Carrefour dell’aeroporto su un fornelletto.
La sua storia è nota: rispedita in Italia dalle Mauritius dove era andata per stare accanto ai figli, è stata inserita nella lista delle persone indesiderate dal governo locale e non ha più potuto fare rientro nel Paese dell’Oceano Indiano. Non avendo più né casa né famiglia, è rimasta a Malpensa. Dove ancora si trova.
«È un posto tranquillo qua? Ma va. Qui c’è di tutto di notte. Io non sono una donna curiosa, sono interessata. E, senza volerlo, in questo luogo hai sotto il naso cose orribile. Ma ormai non mi stupisco più: il mondo non può andare bene se non hai più Dio in corpo. Trent’anni fa sono andata lontana 13mila chilometri da qui per stare vicino ai miei figli. Facevo da mangiare in mezzo ai serpenti. Poi non mi hanno più voluta. E ora sono qui».
Ma Emilietta non ha fretta. Attende. Prima o poi ci sarà qualcuno che le darà finalmente la libertà.
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