L’ESPOSIZIONE
Arte a Malpensa, marmi tatuati in aeroporto
Inaugurata nel grande atrio la mostra “Monumentum” dello scultore piemontese Fabio Viale

Sui corpi scolpiti nel bianco marmo di Carrara della Venere, del Laocoonte e del David spiccano colorati tatuaggi moderni: è questo ciò che i viaggiatori di Malpensa passando presso lo spazio la Porta di Milano del Terminal 1 potranno ammirare fino a settembre. È stata infatti inaugurata Monumentum, l’esposizione dello scultore piemontese Fabio Viale, curata da Matteo Pacini e promossa da Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate.
UNA MOSTRA NELL’ATRIO
Nel grande atrio che collega la stazione ferroviaria con lo scalo intercontinentale i passeggeri dell’aeroporto incontreranno una sinuosa Venere tatuata con rose, cuori e simboli, un imponente Laocoonte con variopinte carpe koi e fiori di ciliegio dipinti sulle spalle levigate, il viso intenso del David con la guancia decorata da una croce. «La scelta dei lavori da esporre in questa mostra ha visto un’accurata selezione tra le mie opere di maggiore e di più immediato impatto, affinché possano rimanere impresse a lungo nell’immaginario collettivo», spiega lo scultore Fabio Viale. «Bisogna, infatti, arrivare a catturare l’attenzione delle migliaia di viaggiatori che ogni giorno transitano da questo luogo, un po’ distratti o affrettati, che mai si aspetterebbero di imbattersi in un’installazione artistica». Statue dalla foggia classica che richiamano l’arte scultorea greca, romana e rinascimentale che l’artista ha voluto modificare per riflette sulla testimonianza di un passato che arriva nel nostro presente, per stimolare interrogativi sul concetto di monumento come opera creata per commemorare e rendere immortali personaggi o eventi, e trasmetterne la memoria alle generazioni future. «Attraversando lo spazio i viaggiatori saranno catapultati in una dimensione parallela di collegamento fra passato e presente, un salto temporale dall’Antica Grecia al Rinascimento, dall’epoca barocca ai giorni nostri», commenta il curatore Matteo Pacini.
«Un omaggio alla classicità attraverso la fedele riproduzione di alcune fra le più celebri opere raffiguranti i canoni di bellezza ideale che nella visione di Fabio Viale attraversano il tempo, assorbendo tracce dell’epoca contemporanea, come i tatuaggi realizzati secondo la tecnica della penetrazione del colore nel marmo». Insomma, sculture classiche legate però alla simbologia espressa dai tatuaggi dei carcerati sovietici, dagli irezumi tipici degli affiliati alla Yakuza, la mafia giapponese, e dai tattoo facciali dell’universo musicale trap.
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