LA SENTENZA
Maltratta la figlia disabile: cinque anni
Mamma condannata per insulti e violenze alla bambina di sette anni, ora ospite di una comunità protetta

Una condanna a cinque anni di reclusione, più il risarcimento da 50mila euro alla figlia disabile e da 12mila ciascuno per gli altri due figli.
Ieri, martedì 11 febbraio, il giudice monocratico non ha fatto sconti alla mamma accusata di maltrattamenti in famiglia, arrestata alla fine del giugno scorso dalla Squadra Mobile.
Il giudice del Tribunale di Varese ha di fatto accolto la richiesta della pubblica accusa, che aveva invocato proprio la condanna a cinque anni, così come il legale di parte civile. Di tutt’altro avviso il difensore, che aveva chiesto di derubricare il reato contestato in abuso di mezzi di correzione, con una condanna quindi inferiore a due anni, sospensione della pena e non menzione.
La vicenda alla base del processo emerse appunto nel giugno dell’anno scorso dopo che la mamma trentacinquenne, residente nell’hinterland varesino, fu arrestata con l’accusa di aver picchiato, insultato e umiliato la figlia disabile di 7 anni, ma anche l’altra figlia di 10 e il figlio di 4 (tutti poi trasferiti in una comunità protetta). Secondo l’accusa, tutti e tre erano vittime della donna, ma il bersaglio preferito era la bambina affetta da ritardo cognitivo. Durante il dibattimento è emerso che per oltre due anni le maestre della piccola avevano redatto un quaderno - chiamato dal pm «diario degli orrori» - in cui venivano annotati i possibili episodi di violenza, dedotti dalla presenza di ecchimosi riportati dalla bambina oppure dai segni sul volto coperti con cipria e fondotinta. La segnalazione decisiva era però arrivata dai Servizi sociali, che avevano segnalato alla Procura l’inquietante ombra dei maltrattamenti in famiglia.
L’indagine lampo condotta dalla Squadra Mobile, tra telecamere nascoste e intercettazioni ambientali, portò all’arresto della madre, che si trova tuttora in carcere, e all’allontanamento del padre.
Ieri il difensore ha tentato di ridimensionare la gravità della vicenda, parlando di «video da contestualizzare» ed «equilibrio nel giudizio», rimarcando poi il fatto che nessuno dei testimoni avrebbe mai visto l’imputata maltrattare la figlia. Al termine della camera di consiglio è arrivata la sentenza del giudice: l’imputata è stata condannata a cinque anni di carcere per il reato di maltrattamenti in famiglia.
Otto mesi fa un’altra mamma era stata condannata a due anni e due mesi, ma in quel caso la donna aveva offeso la figlia sui social.
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