LA SENTENZA
Offende la figlia sui social: condannata
Mamma di Saronno dovrà scontare due anni e due mesi per i maltrattamenti su Facebook

Ultimamente si fa un gran parlare dell’opportunità di pubblicare le foto dei minori sui social come Facebook. Una questione complessa, in primis dal punto di vista giuridico, anche se basterebbe un po’ di buon senso. A cominciare dal consenso dei due genitori e dal rispetto del decoro, della reputazione e dell’immagine del minore.
A volte succede però che i genitori non vadano d’accordo. Anzi siano freschi di divorzio. Così, le regole in materia di social vanno bellamente a farsi benedire.Una mamma di Saronno, per esempio, per rifarsi a una sentenza d’appello di ieri, è stata condannata a due anni e due mesi di reclusione per maltrattamenti reiterati ai danni della figlia. Maltrattamenti attuati dalla signora, oggi 50enne, anche via social. Come? Postando sul proprio profilo Fb, senza il consenso della figlia che frequentava ancora la terza media, una foto che ritraeva la ragazzina con una posa vagamente ammiccante (per altro estrapolata da un selfie fatto per gioco con la madre). Un pretesto per offenderla e umiliarla, scrivendo che si sarebbe dovuta vergognare. Dietro la più che censurabile condotta, una sorta di vendetta contro la figlia che, quando il tribunale pronunciò la separazione dei coniugi, fu affidata in via esclusiva al padre.
Tra l’altro, prima di pubblicare la foto incriminata della figlia sul proprio account social (foto che non ha voluto rimuovere nonostante le reiterate richieste della ragazza sostenendo che «il profilo era suo e poteva fare quello che voleva»), la donna aveva preso gusto a commentare tutti i post della ragazza a colpi di apprezzamenti negativi, a voler usare un eufemismo.A peggiorare il rapporto e togliere la serenità alla figlia (oggi maggiorenne), la propensione alle offese e agli insulti della madre, che la provocava giudicandola come una poco di buono, dicendole che il suo vero padre era un altro oppure di essere malata gravemente o, infine, le negava il consenso all’espatrio in occasione di una gita scolastica.Una spirale negativa causa di depressione per la ragazzina. Per questo, supportata dal padre, lei ha deciso di porre un freno con la denuncia per maltrattamenti in famiglia. Maltrattamenti ritenuti provati dai giudici anche in assenza di coabitazione.
© Riproduzione Riservata