IL PROCESSO
L’accusa al marito: «A letto mi prendeva a calci»
Maltrattamenti: in aula a Varese una donna rivela le violenze subite. Percosse anche al figlio

«Era ossessionato dalle mie precedenti relazioni: me le rinfacciava, mi insultava pesantemente e mi faceva stare male». E non solo: «Mi prendeva a calci durante i rapporti sessuali e immaginava cose scabrose guardando le mie fotografie da ragazza, che si era fatto consegnare». È un racconto angoscioso, quello che ieri, giovedì 12 settembre, davanti al Tribunale presieduto da Andrea Crema, ha fatto una donna di 52 anni che è parte offesa e parte civile in un processo per maltrattamenti in famiglia a carico del marito da cui si sta separando.
IMPUTATO UN 60ENNE
Maltrattamenti che sarebbero andati avanti per 17 anni, dal 2004 al 2021, quando la presunta vittima fuggì dal tetto coniugale e si rifugiò in una località protetta. Imputato è un sessantenne che è accusato anche di aver ugualmente maltrattato il figlio minorenne dal 2018 e di nuovo al 2021, e cioè nel periodo in cui il bambino aveva dai nove ai dodici anni: si tratta di un amministratore pubblico in un Comune della provincia di Varese, che non riveliamo per non rendere riconoscibile il figlio, vittima del presunto reato. L’uomo è difeso dall’avvocato Marco Bianchi e ieri, nel corso della prima parte dell’udienza, è stato richiamato un paio di volte dal presidente Crema per plateali gesti d’insofferenza davanti alle parole dell’ex moglie, che è rappresentata nel processo dall’avvocato Riccardo Rolando Riccardi. Per il sessantenne molti fatti che gli vengono contestati sarebbero infatti inventati e altri ingigantiti.
INSULTI E BOTTE AL FIGLIO
Nel corso del suo esame, rispondendo alle domande del pm carlo Bray, la donna ha ricordato che praticamente ogni settimana il padre insultava il figlio, che era un bambino difficile da gestire a casa e a scuola, definendolo «frocio» e «finocchio». E che l’avrebbe anche picchiato in più occasioni, con calci e pugni, con una cintura, una paletta da pizza e, l’ultima volta prima della fuga con la mamma nel 2021, al gomito con un bastone, usato per i lavori in giardino e in funzione antiladri.
CONFLITTI PRIMA DEL MATRIMONIO
La cinquantaduenne ha riferito inoltre che i rapporti con l’uomo sarebbero stati conflittuali anche prima del matrimonio e di essere stata accusata di averlo «incastrato» perché, sosteneva lui, «avevo fatto apposta a rimanere incinta» (una prima figlia nacque nel 2000, una seconda nel 2003). Anche nel suo caso, oltre ad insulti e vessazioni varie (con una costante svalutazione delle sue capacità), ci sarebbero state percosse, con una frequenza «sporadica», a partire dal 2006, quando il marito l’avrebbe colpita con una sedia a una scapola.
LA “FUGA”
La donna si allontanò da casa nel 2015, ma solo per una settimana, nel 2019 iniziò a frequentare un consultorio e a inizio 2021 si rifugiò da una parente per circa tre mesi, tornando di nuovo a casa nel marzo 2021 per dare la «centesima possibilità» al marito di cambiare. Ma poi ci fu l’episodio della bastonata inferta al gomito del bambino e la situazione cambiò davvero quando la cinquantaduenne fu invitata a recarsi al consultorio con il figlio e lì le fu detto, dalle psicologhe e dal pm varesino Federica Recanello, che in base ai suoi racconti la convivenza con il marito doveva essere interrotta. Il momento, quello, in cui iniziò anche l’indagine a carico dell’uomo. «Le mie due figlie sono sempre andate d’accordo con il papà – ha detto la parte offesa in aula -: io non ho mai contattato le forze dell’ordine perché non mi rendevo conto della situazione in cui mi trovavo, non ho mai ritenuto fosse così grave rispetto ad altre vicende familiari di cui sentivo parlare. E ho sempre pensato che fosse meglio portare avanti la famiglia».
LEGGI ANCHE Schiaffi e insulti alla moglie perché si trucca
© Riproduzione Riservata