CORTE D’ASSISE D’APPELLO
«Manca la prova che abbia fatto apposta»
Morte di Belardinelli, rese note le motivazioni della condanna a quattro anni per l’investitore

«Manca la prova che il sorpasso effettuato dal tifoso napoletano con la sua auto fosse diretto a puntare deliberatamente sul gruppo di ultrà interisti che illegalmente occupavano la sede stradale, travolgendone uno purchessia».
È uno dei passaggi della motivazione della sentenza con la quale la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha respinto il ricorso proposto dalla Procura di Milano e, al tempo stesso, ha confermato la condanna a quattro anni per omicidio stradale nei confronti del 41enne operaio napoletano Fabio Manduca che, la sera di Santo Stefano del 2018 in via Novara, a pochi chilometri dallo Stadio di San Siro dove era in programma Inter-Napoli, travolse con la sua auto l’ultrà varesino Daniele Belardinelli, 39 anni, causandone il decesso, avvenuto poche ore dopo all’ospedale San Carlo del capoluogo lombardo.
«In caso di dubbi, sulla dinamica come sull’esistenza del dolo, il dubbio va sempre risolto in senso favorevole al reo», si legge nella motivazione della Corte d’Assise d’Appello depositata a poco più di tre settimane dalla sentenza emessa a fine settembre. Gli stessi giudici, in sede di sentenza, hanno spiegato perché non concedere all’imputato l’attenuante del concorso del fatto doloso della persona offesa. Il concorso doloso della parte offesa è molto difficile da dimostrare e l’evento morte è avvenuto a prescindere dal contributo di Belardinelli».
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