QUATTRO ANNI DOPO
Schianto mortale a Marchirolo: condannato
Otto mesi al giovane coinvolto nell’incidente del 2017

Otto mesi di reclusione (con la sospensione condizionale della pena) e tre anni di sospensione della patente di guida.
Questa la pena inflitta ieri, lunedì 19 luglio, in Tribunale a Varese, dal giudice Cristina Marzagalli, al ventinovenne automobilista di Cugliate Fabiasco accusato di omicidio stradale per l’incidente in cui, la sera del 18 febbraio 2017 a Marchirolo, morì Francesco Raimondi, 63 anni, volontario della Protezione civile del paese.
Secondo la ricostruzione del perito della Procura della Repubblica, Saverio Fontana stava percorrendo la statale 233 in direzione Ponte Tresa al volante della propria Volkswagen Golf a circa 140 chilometri orari, quasi il triplo del limite di 50. E proprio per la velocità elevata non riuscì a evitare l’impatto con la Skoda Fabia di Raimondi, che si immetteva sulla strada principale dalla laterale via Pellini per attraversare l’incrocio e raggiungere la via Scogno. Un impatto avvenuto, sempre secondo l’accusa, a 118 km/h. Lo stesso pm Davide Toscani, nel chiedere la condanna a due anni, ha evidenziato come l’incidente non sia stata esclusiva responsabilità di Fontana, poiché Raimondi avrebbe dovuto dare la precedenza al veicolo in transito sulla statale. «Ma se avesse rispettato i limiti - ha concluso - l’imputato avrebbe potuto frenare per tempo, o comunque causare un incidente con conseguenze meno gravi».
In una memoria scritta, la difesa - Fontana era assistito dall’avvocato Marco Rocca, di Mesoraca (Crotone) - ha invece contestato i calcoli del perito dell’accusa, sostenendo che la Golf procedesse a una velocità più bassa («Circa 80 km orari - ha riassunto il pm - comunque oltre il limite») e ha sottolineato le responsabilità della vittima, la cui famiglia è già stata risarcita dalla compagnia assicurativa.
Nella vicenda era stata inizialmente coinvolta anche la madre del giovane, che dichiarò di essere al volante al momento dell’incidente. Poi il ragazzo si presentò alla caserma dei carabinieri e si assunse le proprie responsabilità. Il fascicolo a carico della mamma, per favoreggiamento, fu stralciato e poi archiviato per “non punibilità”.
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